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A Adriano e Volterra non fu dato molestia alcuna, eccetto che tacitamente pagorno certa quantitá di danari: ma non si confidando, né l’uno né l’altro, di stare in Roma sicuramente né con la conveniente dignitá, Volterra con licenza del pontefice se ne andò a Fondi, dove sotto l’ombra di Prospero Colonna stette insino alla morte del pontefice; e Adriano, partitosi occultamente quello che si avvenisse di lui non fu mai piú che si sapesse né trovato né veduto in luogo alcuno.

Costrinse l’acerbitá di questo caso il pontefice a pensare alla creazione di nuovi cardinali, conoscendo quasi tutto il collegio, per il supplizio di questi e per altre cagioni, avere l’animo alienissimo da lui: alla quale procedé tanto immoderatamente che pronunziò, in una mattina medesima, in concistorio, consentendo il collegio per timore e non per volontá, trentuno cardinali; nella abbondanza del quale numero ebbe facoltá di sodisfare a molti fini e di eleggere di ogni qualitá di uomini. Perché promosse due figliuoli di sorelle sue, e alcuni di quegli che, stati e nel ponteficato e prima a’ servizi suoi, e grati al cardinale de’ Medici e a lui per diverse cagioni, non erano per altro rispetto capaci di tanta degnitá; sodisfece nella creazione di molti a príncipi grandi, creandogli a istanza loro; molti ne creò per danari, trovandosi esausto e in grandissima necessitá: furonvene alcuni chiari per opinione di dottrina, e tre generali, è questo tra loro il supremo grado, delle religioni di Santo Agostino di Santo Domenico e di Santo Francesco; e, quello che fu rarissimo in una medesima promozione, due della famiglia de’ Triulzi, movendolo nell’uno l’essere suo cameriere e il desiderio di sodisfare a Gianiacopo, nell’altro la fama della dottrina aiutata da qualche somma di danari. Ma quello che dette maggiore ammirazione fu la creazione di Franciotto Orsino e di Pompeio Colonna e di cinque altri romani delle famiglie principali che seguitavano o questa o quella fazione: con consiglio contrario alle deliberazioni dell’antecessore, ma riputato imprudente e che riuscí poco felice per i suoi. Perché, essendo sempre la grandezza de’ baroni di Roma depressione e inquietudine de’ pontefici, Giulio, essendo