Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/360

354 storia d'italia

di Lombardia, che tanto era stato desiderato da tutti, e per il quale effetto non sarebbe paruto grave pagare ogni quantitá di denari, riusciva di nissuna utilitá, poiché a Milano restava uno duca che non solo a ogni cenno di Cesare ve lo arebbe accettato, anzi forse, per interesse proprio, desiderato e stimolatolo. Però il pontefice, il quale, perché nella concordia fatta col re di Francia non si faceva menzione sostanziale di lui, né della sicurtá degli stati di Italia memoria alcuna, si era confermato nella persuasione fattasi prima che la grandezza di Cesare avesse a essere la servitú sua, deliberò di non accettare lo accordo nel modo che gli era proposto, ma di conservarsi libero insino a tanto che avesse certezza quello che facesse il re di Francia circa alla osservazione del suo appuntamento: nella quale sentenza si determinò con maggiore animo perché, oltre a quello che pareva verisimile, gli penetrò agli orecchi, per parole dette dal re innanzi fusse liberato, e da altri a’ quali erano noti i consigli suoi, egli avere l’animo alieno dalla osservanza delle cose promesse a Cesare. Nella quale deliberazione per confermarlo, come cosa dalla quale avesse a dependere la sicurtá propria, espedí in Francia in poste Paolo Vettori fiorentino, capitano delle sue galee, acciò che nel tempo medesimo che arriverebbe il re fusse alla corte: usando questa celeritá non solo per sapere, il piú presto si poteva, la mente sua ma perché il re, avuta subito speranza di potersi congiugnere il pontefice e i viniziani contro a Cesare, avesse causa di deliberare piú prontamente. Fu adunque commesso a Paolo che in nome del pontefice si rallegrasse seco della sua liberazione, facessegli intendere l’opere fatte da lui perché seguisse questo effetto, e quanto le pratiche tenute di collegarsi con la madre avessino fatto inclinare Cesare a liberarlo; mostrassegli poi, il pontefice essere desiderosissimo della pace universale de’ cristiani, e che Cesare ed egli facessino unitamente la impresa contro al turco; quale si intendeva prepararsi molto potentemente per assaltare l’anno medesimo il reame di Ungheria. Queste furono le commissioni apparenti, ma la sostanziale e segreta fu che, tentato prima destramente