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libro sestodecimo - cap. xv 347

XV

Cesare delibera di accordarsi col re di Francia. Patti dell’accordo. Impressioni destate dalle condizioni dell’accordo; rifiuto del gran cancelliere di sottoscriverle. Dimostrazioni di familiaritá fra Cesare e il re di Francia.

Varie furono l’opinioni degli altri del consiglio, parlato che ebbe il viceré; parendo a tutti quelli che erano di sincero giudizio che lo accordare col re di Francia, nel modo proposto, fusse deliberazione molto pericolosa. Nondimeno, poteva ne’ fiamminghi tanto il desiderio di recuperare la Borgogna, come antico patrimonio e titolo de’ príncipi suoi, che non gli lasciava discernere la veritá; e fu anche fama che in molti potessino assai i donativi e le promesse larghe fatte da’ franzesi. E sopra tutto Cesare, o perché cosí fusse la prima sua inclinazione o perché appresso a lui l’autoritá del viceré, congiunta massime con quella di Nassau che sentiva il medesimo, fusse di grandissimo momento, o perché gli paresse troppa indegnitá essere costretto di perdonare a Francesco Sforza, udiva volentieri chi consigliava l’accordo col re di Francia: in modo che, poi che di nuovo ebbe fatto tentare il legato Salviato se e’ voleva consentire che lo stato di Milano si desse al duca di Borbone e si certificò che non aveva commissione di accettare questo partito (nel quale caso arebbe preposta l’amicizia del pontefice), deliberò di concordarsi col re di Francia. Col quale, essendo giá innanzi le cose discusse e quasi resolute, si venne in pochissimi dí alla conclusione; non intervenendo a cosa alcuna il legato del pontefice: avendo prima Cesare ottenuto dal duca di Borbone il consentimento che la sorella promessa a lui si maritasse al re di Francia. Il quale, pregato assai, consentí, non tanto per la cupiditá di avere il ducato di Milano, come, contro alla autoritá del gran cancelliere e del viceré, benché con obligazione di gravi pagamenti, gli fu promesso, quanto per essere le cose sue ridotte in termine che, non avendo né potendo avere dependenza da altri che da Cesare, era necessitato accomodarsi alla sua volontá: e consen-