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XIII

Ragioni dell’invio dell’ambasciatore di Cesare al pontefice. Obiezioni del pontefice alle proposte di Cesare e promesse dell’ambasciatore. Accordo provvisorio fra il pontefice e Cesare.

La cagione della venuta sua fu che Cesare, poi che ebbe dato commissione tale al marchese di Pescara che almanco era in arbitrio suo lo occupare lo stato di Milano, dubitando che per questo non si facessino in Italia nuovi movimenti, ristrinse le pratiche dell’accordo col legato Salviato: in modo che tra loro fu fatta capitolazione, riservata però la condizione della ratificazione del pontefice, nella quale se gli sodisfaceva della restituzione di Reggio e di Rubiera, e vi si includeva la difesa e conservazione del duca di Milano, che erano le cose state principalmente desiderate da Clemente, ma con condizione espressa che, nel caso della sua morte, non potesse ritenere per sé quel ducato né darlo allo arciduca suo fratello, ma ne investisse monsignore di Borbone; il quale il pontefice medesimo, assai inconsideratamente, per conforti dello arcivescovo di Capua, gli aveva, insieme con Giorgio di Austria fratello naturale di Massimiliano Cesare, proposto, nel tempo che per la infermitá fu quasi disperata la vita di Francesco Sforza. La quale capitolazione fatta, il legato, non aspettato che da Clemente avesse la perfezione, non potette o non seppe negare di dare a Cesare il breve tanto desiderato della dispensa: la quale essendo stata fatta prima con espressione solamente dello impedimento in secondo grado senza nominare la figliuola del re di Portogallo, per manco offendere il re di Inghilterra, o perché, essendo tra loro vincolo doppio di affinitá, non fusse fatta menzione se non del vincolo piú potente, fu necessario farne un’altra che con espressa nominazione delle persone comprendesse tutti gli impedimenti. Con la espedizione di questa confederazione partí il comandatore Errera dalla corte cesarea, uno giorno o due dipoi