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paresse il tempo opportuno a eseguire i suoi disegni. Nella quale dubietá essendo molto difficile il pervenirne alla vera notizia, massime non sapendo se al tempo che Giovambatista Castaldo, mandato dal marchese a significare il trattato, arrivò alla corte, fusse ancora stato espedito Lopes Urtado, e considerato quali in molte cose siano poi stati i progressi di Cesare, è senza dubbio manco fallace il tenere per vera la migliore e piú benigna interpretazione.

Non cessava intratanto il marchese di intrattenere con le speranze medesime il Morone e gli altri, e nondimeno differire con varie scuse la esecuzione: alla qual cosa gli dette occasione l’essere talmente aggravata la infermitá del duca di Milano che si fece per tutti giudizio quasi certo della sua morte. Perché pretendendo tutti i capitani che, in caso tale, quello stato ricadesse a Cesare, supremo signore del feudo, non solo gli fu lecito non rimuovere l’esercito ma ebbe necessitá di chiamarvi di nuovo dumila fanti tedeschi, e ordinare che ne stesse preparato maggiore numero: donde, essendo nel ducato di Milano i soldati tanto potenti, restava privato della facoltá di dissolvergli di offendergli; dando speranza di eseguire i consigli della congiurazione come prima ne ritornasse la facoltá. La quale mentre che si aspetta, publicando di volere procedere con rispetto grandissimo col pontefice, levò dello stato della Chiesa le guarnigioni delle quali egli si querelava gravemente.


IX

Infermitá del re di Francia; visita e promessa di Cesare. Difficoltá di trattative fra Cesare e madama d’Alanson. Trattative fra il pontefice e Cesare.

Ma nel tempo medesimo, per nuovo accidente succeduto in Spagna, si variorono quasi tutte le cose. Perché il re di Francia, pieno di gravissimi dispiaceri, poiché invano aveva desiderata la presenza di Cesare, si ridusse, per infermitá