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libro sestodecimo - cap. viii 313

uomo destro e molto confidato al pontefice. Il quale, correndo la posta fu di notte da certi uomini di male affare ammazzato, per cupiditá di rubare, appresso al lago di Iseo nel territorio bresciano: il che, essendo stato occultissimo molti dí, non fu piccola la dubitazione del pontefice che e’ non fusse stato preso secretamente in qualche luogo per ordinazione de’ capitani imperiali, e forse del marchese medesimo; il procedere del quale, per le dilazioni che interponeva, cominciava non mediocremente a essere sospetto.

In questo stato delle cose sopravenne la espedizione data da Cesare a Lopes Urtado; il quale, essendo ammalato in Savoia, la mandò subito per messo proprio a Milano, con la patente del capitanato nella persona del marchese di Pescara (il quale, per continuare nella simulazione medesima con gli altri, dimostrò non essergli molto grata, ancora che subito accettasse il capitanato), e commissione ancora al protonotario Caracciolo che andasse a Vinegia in nome di Cesare, per indurre quel senato a nuova confederazione, o almanco perché ciascuno restasse giustificato del desiderio che aveva Cesare di stare in pace con tutti. Accettò Francesco Sforza, al quale era giá cominciata infermitá di non piccolo momento, la investitura del ducato, e ne pagò cinquantamila ducati; ma non perciò pretermesse di continuare le pratiche medesime col marchese. Varie sono state le opinioni se questa espedizione di Cesare fusse sincera o artificiosa; perché molti credettono che avesse volto veramente l’animo ad assicurare quegli di Italia, altri dubitorono che egli, per paura di nuovi movimenti, volesse tenere gli uomini sospesi con varie speranze e andare guadagnando tempo, col concedere la investitura e col dare in apparenza la commissione del levare lo esercito, tanto grata a tutta Italia; ma che da parte avesse dato a’ suoi capitani ordinazione che non lo rimovessino. Né mancò dipoi chi credesse che egli avesse giá notizia dal marchese delle pratiche tenute col Morone, e però commettesse cosí non per essere ubbidito ma per acquistare qualche giustificazione, e posare con queste speranze gli animi degli uomini insino a tanto gli