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condurlo a Napoli, e armatele tutte di fanti spagnuoli, preso a’ sette dí di giugno il cammino di Spagna, in tempo che non solo i príncipi d’Italia ma tutti gli altri capitani cesarei e Borbone tenevano per certo che il re si conducesse a Napoli, si condussono con prospera navigazione, l’ottavo giorno, a Roses porto della Catalogna, con grandissima letizia di Cesare, ignaro insino a quel dí di questa deliberazione. Il quale, subito che n’ebbe notizia, comandato che per tutto donde passava fusse ricevuto con grandissimi onori, commesse nondimeno, insino a tanto che altro se ne determinasse, che fusse custodito nella rocca di Sciativa appresso a Valenza, rocca usata anticamente da i re di Aragona per custodia degli uomini grandi, e nella quale era stato tenuto ultimamente piú anni il duca di Calavria. Ma parendo questa deliberazione inumana al viceré e molto aliena dalle promesse che in Italia gli aveva fatte, ottenne per lettere da Cesare che insino a nuova deliberazione fusse fermato in una villa vicina a Valenza, dove erano comoditá di caccie e di piaceri. Nella quale poi che l’ebbe con sufficiente guardia collocato, lasciato con lui il capitano Alarcone, il quale continuamente aveva avuta la sua custodia, andò insieme con Memoransí a Cesare, a referirgli lo stato di Italia e le cose trattate col re insino a quel dí, confortandolo con molte ragioni a voltare l’animo alla concordia con lui, perché con gli italiani non poteva avere fedele amicizia e congiunzione. Donde Cesare, udito che ebbe il viceré e Memoransí, determinò che il re di Francia fusse condotto in Castiglia nella fortezza di Madril, luogo molto lontano dal mare e da’ confini di Francia; dove, onorato con la cerimonia e con le riverenze convenienti a tanto principe, fusse nondimeno tenuto con diligente e stretta guardia, avendo facoltá di uscire qualche volta il dí fuora della fortezza cavalcando in su una mula. Né consentiva Cesare di ammettere il re al cospetto suo se prima la concordia non fusse o stabilita o ridotta in speranza certa di stabilirsi: la quale perché si trattasse per persona onorata e che quasi fusse la medesima che il re, fu espedito in Francia con grandissima celeritá Memo-