Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. IV, 1929 – BEIC 1847812.djvu/235


libro quintodecimodecimo - cap. ix 229

Una parte, camminando allato al mare, spugnò la torre imminente al porto di Tolone, dalla quale furno condotti all’esercito due cannoni. Arrendessi Asais, cittá, per la sua degnitá e perché vi risiede il parlamento, principale della Provenza, e molte altre terre del paese. Desiderava il duca di Borbone che da Asais, discostandosi dal mare, si cercasse di passare il fiume del Rodano, per entrare piú nelle viscere dello stato del re di Francia, mentre che erano deboli le sue provisioni; perché le genti d’arme sue, avendo patito molto e maltrattate ne’ pagamenti dal re, molto esausto di danari e che non aspettava che gli inimici di Lombardia passassino in Francia, erano ridotte in tale disordine che non si potevano cosí presto riordinare; e diffidando, come sempre, della virtú de’ fanti del suo reame era necessitato aspettare, innanzi uscisse in campagna, la venuta di fanti svizzeri e tedeschi: nel quale spazio di tempo pensava Borbone di potere, passando il Rodano, fare qualche progresso importante. Ma altra fu la sentenza del marchese di Pescara e degli altri capitani spagnuoli; i quali per l’opportunitá del mare desideravano, come sapevano essere la intenzione di Cesare, che si acquistasse Marsilia, porto opportunissimo a molestare con l’armate marittime la Francia e a passare di Spagna in Italia. Alla volontá de’ quali non potendo repugnare il duca di Borbone, posero il campo a Marsilia; nella quale cittá era entrato Renzo da Ceri con quegli fanti italiani che da Alessandria e da Lodi erano stati menati in Francia. Intorno a Marsilia dimororno vanamente quaranta dí, perché, benché battessino da piú parti le mura con l’artiglierie e tentassino di fare le mine, nondimeno si opponevano alla spugnazione molte difficoltá: la muraglia assai forte di antica struttura, la virtú de’ soldati, la disposizione del popolo, divotissimo a’ re di Francia e inimicissimo al nome spagnuolo, per la memoria che Alfonso vecchio d’Aragona, ritornando da Napoli con armata marittima in Ispagna, avea all’improviso saccheggiata quella cittá, la speranza del soccorso cosí dalla parte del mare come perché il re di Francia, venuto in Avignone cittá del pontefice posta in