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libro tredicesimo - cap. iv 17

la battaglia, e nel luogo della battaglia Troilo Savello che menava il retroguardo; perché Renzo e Vitello andavano innanzi co’ fanti. Ma come Francesco Maria e i suoi capitani veddono che gli inimici, secondo che avevano passato il fiume, si voltavano verso Fossombrone, si accorsono non essersi mossi per fuggire ma per occupare il Monte Baroccio: però cessando la cupiditá prima del combattere, fondata in sul terrore immaginato degli inimici, lasciate le bagaglie, corseno subito con somma celeritá, senza ordine alcuno e con le bandiere in su le spalle, per occupare uno passo forte del fiume chiamato le Tavernelle, dove la natura ha fatto uno fossato dirupato che piglia tutto il traverso d’uno piano insino al monte, né si può passare se non a uno passo che è fatto per la strada; al quale se gli inimici, che secondo passavano si voltavano a quella parte, fussino prevenuti, si riducevano in manifestissimo pericolo. E benché Lodovico figliuolo di Liverotto da Fermo il quale il dí medesimo era con mille fanti venuto nell’esercito di Lorenzo, e uno sergente spagnuolo, pratichi del paese, ne avvertissino Lorenzo e i suoi capitani, non feciono frutto alcuno; perché con tutto che i fanti tedeschi e guasconi si dimostrassino prontissimi a combattere, il medesimo si gridasse per tutto il campo, e apparisse Lorenzo non ne essere alieno, nondimeno Renzo da Ceri e Vitello consigliorno non essere bene farsi incontro agli inimici ma doversi ritirare a uno colle vicino, donde senza sottoporsi ad alcuno pericolo farebbono loro, nel passare il fiume, co’ cavalli espediti, danno gravissimo. Cosí, lasciato quel passo forte, Renzo si voltò verso il monte, e gli spagnuoli, come ebbono occupato quel passo, salutati con gli archibusi i tedeschi a’ quali erano piú propinqui, significorno con allegrissimo grido di conoscere di essere di manifesto pericolo ridotti alla salute quasi certa. Cosí, o per imprudenza o per viltá (se giá la malignitá non vi ebbe parte), perdé Lorenzo quello dí, a giudicio di tutti, l’occasione della vittoria. Alloggiò la notte l’esercito suo a uno castello vicino detto Saltara; ma l’esercito di Francesco Maria, continuando con grandissima celeritá il cammino insino