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libro quintodecimodecimo - cap. vi 213

laude d’avere amministrato le guerre piú co’ consigli che con la spada, e insegnato a difendere gli stati senza esporsi, se non per necessitá, alla fortuna de’ fatti d’arme. Perché all’etá nostra ha avute molte varietá il governo della guerra: conciossiaché, innanzi che Carlo re di Francia passasse in Italia, sostenendosi la guerra molto piú co’ cavalli di armadura grave che co’ fanti, ed essendo le macchine che si usavano contro alle terre incomodissime a condurre e a maneggiare, se bene tra gli eserciti si commettevano spesso le battaglie, piccolissime erano le uccisioni, rarissimo il sangue che vi si spargeva, e le terre assaltate tanto facilmente si difendevano (non per la perizia della difesa ma per la imperizia dell’offesa) che non era alcuna terra cosí piccola o cosí debole che non sostenesse per molti dí gli eserciti grandi degli inimici: di maniera che con grandissima difficoltá si occupavano con l’armi gli stati posseduti da altri. Ma sopravenendo il re Carlo in Italia, il terrore di nuove nazioni, la ferocia de’ fanti ordinati a guerreggiare in altro modo, ma sopra tutto il furore delle artiglierie, empié di tanto spavento tutta Italia che a chi non era potente a resistere alla campagna niuna speranza di difendersi rimaneva; perché gli uomini, imperiti a difendere le terre, subito che s’approssimavano gli inimici s’arrendevano, e se alcuna pure si metteva a resistere era in brevissimi dí spugnata. Cosí il reame di Napoli e il ducato di Milano furno quasi in un dí medesimo vinti e assaltati; cosí i viniziani, vinti in una battaglia sola, abbandonorno subitamente tutto lo imperio che aveano in terra ferma; cosí i franzesi, non veduti non che altro gli inimici, lasciorno il ducato di Milano. Cominciorno poi gli ingegni degli uomini, spaventati dalla ferocia delle offese, ad aguzzarsi a’ modi delle difese, rendendo le terre munite con argini con fossi con fianchi con ripari con bastioni; onde, aiutando anche molto questo effetto la moltitudine delle artiglierie, nocive piú nelle difensioni che nelle oppugnazioni, sono ridotte a grandissima sicurtá, le terre che sono difese, di non potere essere spugnate. A queste invenzioni dette, a tempo de’ padri nostri, forse in Italia