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de’ Medici; dal quale, andato al bastione, presi i consci ed esaminati, furono secondo il costume della giustizia militare passati per le picche. Ma giá pareva che da ogni parte cominciassino a declinare le cose de’ franzesi: perché, per la fertilitá del paese circostante a Milano e per avere con mulini domestici sollevata la difficoltá del macinato, diminuiva del continuo la speranza che in quella cittá avessino a mancare le vettovaglie; e per gli spessi danni ricevuti intorno a Milano si credeva che avessino perduti tra utili e inutili mille cinquecento cavalli, onde spaventati non uscivano degli alloggiamenti, se non per la necessitá di fare la scorta alle vettovaglie e a’ saccomanni, e sempre molto grossi. La infamia della quale viltá l’ammiraglio convertendo in gloria sua, usava dire che non governava la guerra secondo l’impeto degli altri capitani franzesi ma con la moderazione e maturitá italiana: e nondimeno, qualunque volta o cavalli o fanti di loro si riscontravano con gli inimici, dimostravano prontezza molto maggiore a fuggire che a resistere.

Assicurati adunque i capitani di Cesare dal timore dell’armi e della fame, anzi sperando di mettere in difficoltá delle vettovaglie gli inimici, niuna cosa piú gli tormentava che il mancamento de’ danari; senza i quali era malagevole nutrire i soldati in Milano ma quasi impossibile menargli, quando cosí ricercassino l’occorrenze della guerra, fuora. Alla quale difficoltá cercando di provedere per molte vie, ma trall’altre Prospero, consentendogli occultamente il viceré di Napoli e il duca di Sessa, avea, quasi subito dopo la morte del pontefice, cominciato a trattare col duca di Ferrara: il quale, ricusato molte offerte fattegli dall’ammiraglio perché, ottenuto che ebbe Reggio, andasse all’espugnazione di Cremona, convenne finalmente con Prospero che, ricuperando per opera sua Modona, pagasse incontinente trentamila ducati e ventimila altri fra due mesi. La cosa pareva facile a eseguire, perché comandando Prospero al conte Guido Rangone soldato della lega e a’ fanti spagnuoli che si partissino di Modona niuno rimedio era che quella cittá abbandonata non inclinasse subito