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atto ad ampliarsi vivente lui se, parte per caso parte per altrui diligenza, non vi fusse stato ovviato. Perché avendo il collegio de’ cardinali, innanzi che il pontefice passasse in Italia, commessa ad Alberto Pio la custodia di Reggio e di Rubiera, si tenevano ancora da lui le fortezze di quegli luoghi; avendo, con vari colori e diverse scuse e per l’occasione della poca esperienza di Adriano, schernito molti mesi la instanza fatta da lui che gliene restituisse. Però era stato trattato che, subito che apparisse il principio della guerra, Renzo da Ceri, seguitato da alcuni cavalli e molti fanti, si fermasse in Rubiera, per correre con la opportunitá di quel luogo la strada romana tra Modena e Reggio, a effetto di impedire i danari e gli spacci che da Roma, Napoli e Firenze andavano a Milano; e procedere secondo l’occasione a maggiori imprese. Ma avendo Francesco Guicciardini, governatore di quelle cittá, presentito a buona ora questo disegno, e dimostrato al pontefice a che fini tendessino le mansuete parole e prieghi di Alberto e il pericolo in che incorrerebbe tutto lo stato ecclesiastico da quella parte, aveva tanto operato che il pontefice, sdegnato e con minaccie e dimostrazioni di volere usare la forza, aveva costretto Alberto a restituirgliene; il quale, non essendo ancora le cose franzesi tanto innanzi, non aveva avuto ardire di opporsegli. Ma avendo dipoi i Pii recuperato la terra di Carpi, Prospero, desideroso di racquistarla, fu autore che in nome della lega si conducesse Guido Rangone con cento uomini d’arme cento cavalli leggieri e mille fanti, e che si ordinasse che mille fanti spagnuoli, che il duca di Sessa aveva soldati a Roma perché andassino a unirsi con gli altri a Milano, si fermassino per la medesima cagione a Modena. Le quali cose mentre si preparavano, Renzo da Ceri, a cui per la sua autoritá e per la speranza del predare concorrevano molti cavalli e fanti, cominciò a correre la strada e a perturbare tutto il paese. Assaltò anche, giá morto il pontefice, una notte all’improviso con dumila fanti la terra di Rubiera; ma difendendola gli uomini francamente, ed essendo molto difficile il pigliarla d’assalto, non l’ottenne: ove fu preso Tristano Corso, uno de’ capitani de’ suoi fanti.