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libro quintodecimodecimo - cap. ii 185

nostri pericoli. Non affermo che i capitani di Cesare pensino a muoverci al presente la guerra, ma né ardirei affermare il contrario, considerato la necessitá che hanno del nutrire lo esercito nello stato degli altri, la speranza che potrebbono avere di tirarci per questa via alla loro congiunzione, massime se il re di Francia non passerá: di che chi dubita non ne dubita, a giudizio mio, senza ragione, per la loro negligenza, per essere esausti di danari, per la guerra che hanno di lá da’ monti con due tali príncipi; né può essere ripreso chi di questo presta fede al vostro imbasciadore perché gli imbasciadori sono l’occhio e l’orecchio degli stati. Replico insomma il medesimo, che con sommo studio debbiamo cercare che di Francesco Sforza sia il ducato di Milano: donde ne nasce, in conseguenza, che sia piú utile quella deliberazione che ci può condurre a questo effetto che quella che totalmente ce ne esclude. —

L’autoritá di due tali uomini e la efficacia delle ragioni aveva renduto piú presto piú perplessi che piú resoluti gli animi de’ senatori, donde il senato allungava quanto piú poteva il determinarsi, inducendolo a questo la natura loro, la gravitá della cosa, il desiderio di vedere piú innanzi de’ progressi del re di Francia; e ne erano anche causa molte difficoltá che nascevano di necessitá nella concordia con l’arciduca. Accresceva la sospensione degli animi loro che il re di Francia, preparandosi sollecitamente alla guerra, avea mandato il vescovo di Baiosa a pregargli che differissino tutto il mese prossimo a deliberare, affermando che innanzi alla fine del termine passerebbe con maggiore esercito che mai avesse veduto in Italia l’etá presente. Nella quale ambiguitá mentre che stanno, essendo morto Antonio Grimanno doge di quella cittá, fu eletto in suo luogo Andrea Gritti, che piú presto nocé alle cose franzesi che altrimenti: perché egli, collocato in quel grado, lasciata meramente la deliberazione al senato, non volle mai piú né con parole né con opere dimostrarsi inclinato in parte alcuna. Finalmente, mandando il re al senato continuamente uomini nuovi con offerte grandissime, e intendendosi