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libro quartodecimo - cap. xiv 155

Chiesa, si fermò a Pavia, stando intento alla occasione di passare a Milano; ove estremamente era desiderata la venuta sua, perché, diminuendo ogni dí piú la facoltá del fare danari per sostentare le genti, si giudicava necessario unirsi il piú presto che si potesse, co’ tedeschi, per uscire in campagna e cercare di terminare la guerra. Ma era difficile il passare, perché Lautrech, come intese essere arrivati a Piacenza, era andato ad alloggiare a Casino, cinque miglia lontano da Milano in su la strada di Pavia; avendo messo i viniziani a Binasco in su la medesima strada, e l’uno e l’altro esercito in alloggiamento bene riparato e fortificato. Dove poi che furono dimorati qualche dí, avendo in questo tempo preso Santo Angelo e San Colombano, Lautrech, inteso che lo Scudo suo fratello, tornato con danari di Francia, dove era andato a dimostrare al re lo stato delle cose, soldati fanti a Genova, era arrivato nello stato di Milano, mandò a unirsi con lui Federigo da Bozzole con quattrocento lancie e settemila fanti tra svizzeri e italiani. Per la venuta de’ quali, il marchese di Mantova, uscito di Pavia, andò a Gambalò per opporsi loro; ma o, avendo essi mostrato per il sospetto, come diceva egli, di ritirarsi verso il Tesino, non giudicando piú necessaria la stanza sua a Gambalò o, come piú presto credo, temendo di loro per essere piú grossi di quello gli era stato referito, se ne ritornò in Pavia: ma loro, venuti a Gambalò e uniti con lo Scudo, se ne andorono a Novara; e prese l’artiglierie della rocca che si teneva per loro, avendola battuta, la presono per forza al terzo assalto, con la morte della piú parte de’ fanti che vi erano dentro, e restato prigione Filippo Torniello. Per il quale caso il marchese di Mantova, il quale, sollecitato da lettere e spessi messi del Torniello che andasse a soccorrerlo, era uscito di nuovo di Pavia, subito che n’ebbe notizia, cavate le sue genti di Vigevano, lasciata solamente guardata la rocca, ritornò a Pavia. Nocé, in caso piú importante, l’unirsi con lo Scudo e l’acquisto di Novara a’ franzesi, perché facilitò l’andata di Francesco Sforza co’ fanti tedeschi a Milano. Il quale convenutosi con Prospero, partito occultamente una notte di Pavia,