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stato in puerizia di Cesare maestro suo e per opera sua promosso da Lione al cardinalato, rappresentava in Spagna l’autoritá sua, fu proposto, senza che alcuno avesse inclinazione di eleggerlo ma per consumare invano quella mattina. Ma cominciandosegli a scoprire qualche voto, il cardinale di San Sisto, quasi con perpetua orazione, amplificò le virtú e la dottrina sua; donde, cominciando alcuni cardinali a cedergli, seguitorono di mano in mano gli altri, piú presto con impeto che con deliberazione: in modo che, co’ voti concordi di tutti, fu creato quella mattina sommo pontefice; non sapendo quegli medesimi che l’avevano eletto rendere ragione per che causa, in tanti travagli e pericoli dello stato della Chiesa, avessino eletto uno pontefice barbaro e assente per sí lungo spazio di paese, e al quale non conciliavano favore né meriti precedenti né conversazione avuta con alcuni altri cardinali, da’ quali appena era conosciuto il suo nome, e che mai non aveva veduto Italia, e senza pensiero o speranza di vederla. Della quale estravaganza, non potendo con ragione alcuna escusarsi, trasferivano la colpa nello Spirito Santo, solito, secondo dicevano, a ispirare nella elezione de’ pontefici i cuori de’ cardinali: come se lo Spirito Santo, amatore precipuamente de’ cuori e degli animi mondissimi, non si sdegnasse di entrare negli animi pieni di ambizione e di incredibile cupiditá, e sottoposti quasi tutti a delicatissimi, per non dire inonestissimi, piaceri. Ebbe la novella della elezione a Vittoria, cittá di biscaia; la quale avuta, non mutando il nome che prima aveva, si fece denominare Adriano sesto.

Mutato lo stato di Perugia, poiché, con detrimento non piccolo degli altri disegni, ebbono tardato le genti a muoversi qualche dí, partirono, per raccorre danari dagli amici di Perugia e di Todi (dove Cammillo Orsino aveva rimesso i fuorusciti), il duca d’Urbino e gli altri, lasciato Malatesta in Perugia; camminando con celeritá grande verso Siena, avendo con loro [Lattanzio] Petruccio, che da Lione era stato privato del vescovado di Soana, perché Borghese e Fabio figliuoli di Pandolfo Petrucci erano stati proibiti da’ ministri imperiali partire