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Como. La quale cittá poiché ebbe cominciato a battere con l’artiglierie, quegli che vi erano dentro non sperando soccorso si accordorono, con condizione che e le genti franzesi e gli uomini della terra con le loro robe fussino salvi; e nondimeno, quando i franzesi volevano partirsi, gli spagnuoli entrati dentro la saccheggiorono con infamia grande del marchese; il quale, non molto poi, imputato da Giovanni Cabaneo, capo di quella gente, di fede rotta, fu chiamato a duello.

Mandorono da Milano nel tempo medesimo il vescovo di Veroli a’ svizzeri per fermare gli animi loro; ma essi, come fu pervenuto a Bellinzone, lo messono in custodia perché, malcontenti che i fanti loro fussino proceduti contro al re di Francia, si lamentavano non solo del cardinale sedunense e del pontefice e di tutti i ministri suoi ma, tra gli altri, particolarmente di Veroli, che essendo, quando furono levati i fanti, nunzio del pontefice appresso a loro, si fusse affaticato per indurgli a contravenire alla eccezione contro la quale erano stati conceduti.


X

Morte di Leone decimo; giudizio dell’autore. Terre e fortezze rimaste in possesso dei francesi; Tornai presa da Cesare; conseguenze della morte del pontefice nel ducato di Milano; progressi del duca di Ferrara. I francesi e i veneziani contro Parma; l’opera del commissario Francesco Guicciardini. Sue parole di fiducia e di rimprovero. Vani assalti dell’esercito nemico a Parma.

Erano le cose della guerra ridotte in questi termini, e con speranza grande del pontefice e di Cesare di stabilire la vittoria; perché il re di Francia non poteva se non con lunghezza di tempo mandare nuove genti in Italia, e la potenza di quegli i quali contro a lui avevano acquistato Milano, con la maggiore parte di quello ducato, pareva bastante non solo a conservarlo, ma ad acquistare quello che ancora restava in mano degli inimici: anzi, giá il senato viniziano, spaventato di tanto successo e temendo che la guerra cominciata contro ad altri