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libro nono - cap. xiv 75

re di Francia e lui, lo consentisse, atteso massimamente che quando in tempo piú comodo desiderasse di riaverla gli sarebbe sempre facile, dando a Cesare quantitá mediocre di danari: il quale ragionamento era stato prolungato molti dí, perché secondo la variazione delle speranze si variava la deliberazione del pontefice; ma sempre era stata ferma questa difficoltá, che Cesare ricusava riceverla se nell’instrumento della consegnazione non s’esprimeva chiaramente quella cittá essere appartenente all’imperio, il che al pontefice pareva durissimo consentire. Ma come, occupata che ebbe la Mirandola, vedde Ciamonte uscito potente alla campagna, e che a lui ritornavano le medesime difficoltá e spese della difesa di Modona, omessa la disputazione delle parole, consentí che nello instrumento si dicesse, restituirsi Modona a Cesare della cui giuridizione era: la possessione della quale come Vitfrust, oratore di Cesare appresso al papa, ebbe ricevuta, persuadendosi dovere essere sicura per l’autoritá cesarea, licenziò Marcantonio Colonna e le genti con le quali l’avea prima guardata in nome della Chiesa: e a Ciamonte significò, Modona non appartenere piú al pontefice ma essere giustamente ritornata sotto il dominio di Cesare. Non credette Ciamonte questo essere vero, e però stimolava il cardinale da Esti all’esecuzione del trattato che diceva avere in quella cittá: per ordine del quale, i soldati franzesi che Ciamonte aveva lasciati alla guardia di Rubiera, essendosi una notte accostati piú tacitamente potettono a uno miglio appresso a Modona, si ritirorno la notte medesima a Rubiera, non corrispondendo gli ordini dati da quegli di dentro, o per qualche difficoltá sopravenuta o perché i franzesi si fussino mossi innanzi al tempo. Uscirono dipoi un’altra notte di Rubiera per accostarsi pure a Modona, ma dalla grossezza e furore dell’acque furno impediti di passare il fiume della Secchia che corre innanzi a Rubiera. Dalle quali cose insospettito Vitfrust, avendo fatti incarcerare alcuni modonesi, incolpati che macchinassino col cardinale da Esti, impetrò dal pontefice che Marcantonio Colonna col medesimo presidio vi ritornasse; il che non arebbe ritenuto Ciamonte, che giá era