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libro nono - cap. xiii 63

e avendo rotto per tutto i ponti e occupati i passi donde potevano venire del mantovano, facevano impossibile il condurle per altra via. Ma s’allargò prestamente alquanto questa strettezza, perché quegli che erano in Carpi, essendo pervenuto falso romore che l’esercito inimico andava per assaltargli, spaventati perché non vi avevano artiglierie, se ne partirono.

Ebbe nella fine di questo anno qualche infamia la persona del pontefice, come se fusse stato conscio e fautore che, per mezzo del cardinale de’ Medici, si trattasse, con Marcantonio Colonna e alcuni giovani fiorentini, che fusse ammazzato in Firenze Piero Soderini gonfaloniere; per opera del quale si diceva i fiorentini seguitare le parti franzesi: perché, avendo il pontefice procurato con molte persuasioni di congiugnersi quella republica, non gli era mai potuto succedere; anzi non molto prima avevano, a richiesta del re di Francia, disdetta la tregua a’ sanesi, con molestia grandissima del pontefice, benché avessino recusato non muovere l’armi se non dopo i sei mesi della disdetta, come il re desiderava per mettere in sospetto il pontefice; e oltre a questo aveano mandato al re dugento uomini d’arme perché stessino a guardia del ducato di Milano, cosa dimandata dal re per virtú della loro confederazione, non tanto per l’importanza di tale aiuto quanto per desiderio di inimicargli col pontefice.



XIII

Il pontefice presso l’esercito all’assedio della Mirandola. Pericoli corsi dal pontefice; presa della Mirandola. Il re di Francia ordina una piú decisa azione di guerra.

Finí in questo stato delle cose l’anno mille cinquecento dieci. Ma il principio dell’anno nuovo fece molto memorabile una cosa inaspettata e inaudita per tutti i secoli. Perché, parendo al pontefice che l’oppugnazione della Mirandola procedesse lentamente, e attribuendo parte alla imperizia parte