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libro duodecimo - cap. xxii 399

che il re di Francia desse la figliuola, che era di etá di uno anno, in matrimonio al re cattolico, dandogli per dote le ragioni che pretendeva appartenersegli al regno di Napoli, secondo la partigione giá fatta da’ loro antecessori, ma con patto che insino che la figliuola non fusse di etá abile al matrimonio pagasse il re cattolico, per sostentazione delle spese di lei, al re di Francia, ciascuno anno, centomila scudi; la quale se moriva innanzi al matrimonio e al re ne nascesse alcuna altra, quella con le medesime condizioni si desse al re cattolico; e in caso non ve ne fusse alcuna, Renea, quella che era stata promessa nella capitolazione fatta a Parigi; e morendo qualunque di esse nel matrimonio senza figliuoli, ritornasse quella parte del regno di Napoli al re di Francia: che il re cattolico restituisse al re antico il reame di Navarra fra certo tempo, e non lo restituendo fusse lecito al re di Francia aiutargliene recuperare, ma, secondo che poi affermavano gli spagnuoli, se prima quel re gli faceva constare delle sue ragioni: avesse Cesare facoltá di entrare in termine di due mesi nella pace, ma quando bene vi entrasse fusse lecito al re di Francia di aiutare i viniziani alla recuperazione di Verona; la quale cittá se Cesare metteva in mano del re cattolico, con facoltá di darla infra sei settimane libera al re di Francia che ne potesse disporre ad arbitrio suo, gli avessino a essere pagati da lui centomila scudi, e centomila altri, parte nell’atto della consegnazione, parte fra sei mesi, da’ viniziani, e liberato di circa trecentomila avuti dal re Luigi quando erano confederati; e che in tal caso fusse tregua per diciotto mesi tra Cesare e i viniziani, e che a Cesare rimanesse Riva di Trento e Rovereto con tutto quello che allora nel Friuli possedeva, e i viniziani continuassero di tenere le castella che allora tenevano di Cesare insino a tanto che il re di Francia e il re di Spagna terminassero tra loro le differenze de’ confini. Nominò l’una parte e l’altra il pontefice.

Per la concordia fatta a Noion non cessorno i viniziani di stimolare Lautrech che si ponesse il campo a Verona, perché erano incerti se Cesare accetterebbe la pace e perché, per