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libro duodecimo - cap. xx 387

nesi che se fra tre dí non cacciavano lo esercito franzese, farebbe peggio a quella cittá che non aveva fatto Federigo Barbarossa suo antecessore; il quale, non contento di averla abbruciata e disfatta, vi fece, per memoria della sua ira e della loro rebellione, seminare il sale.

Ma tra i franzesi, ritirati con grandissimo spavento in Milano, erano stati vari consigli; inclinando alcuni ad abbandonare bruttamente Milano per non si riputare pari a resistere agli inimici né credere che i svizzeri, ancorché giá si sapesse essere in cammino, avessino a venire, e perché si intendeva che i cantoni o avevano giá comandato o erano in procinto di comandare che i svizzeri si partissino da’ servizi dell’uno e dell’altro: e pareva dubitabile che non fusse piú pronta la ubbidienza di quegli che ancora erano in cammino che di quegli che giá erano cogli inimici. Altri detestavano la partita come piena di infamia; e avendo migliore speranza della venuta de’ svizzeri e del potere difendere Milano, consigliavano il mettersi alla difesa, e che rimosso in tutto il pensiero di combattere e ritenuto in Milano tutti i fanti e ottocento lancie, distribuissino l’altre e quelle de’ viniziani e tutti i cavalli leggieri per le terre vicine, per guardarle e per molestare agli inimici le vettovaglie. Nondimeno, si sarebbe eseguito il primo consiglio se non avessino molto dissuaso Andrea Gritti e Andrea Trivisano proveditori de’ viniziani; l’autoritá de’ quali, non potendo ottenere altro, operò questo, che il partirsi si deliberò alquanto piú lentamente, di maniera che, giá volendo partirsi, sopravennero novelle certe che il dí seguente sarebbe Alberto Petra con diecimila tra svizzeri e grigioni a Milano. Per il che ripreso animo, ma non però confidando di difendere i borghi, si fermorno nella cittá, abbruciati pure per consiglio de’ proveditori viniziani i borghi: i quali consigliorono cosí o perché giudicassino essere necessario alla difesa di quella terra o perché, con questa occasione, volessino sodisfare all’odio antico che è tra i milanesi e i viniziani. Cacciorono ancora della cittá, o ritenneno in onesta custodia, molti de’ principali della parte ghibellina,