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libro duodecimo - cap. xix 383

meno di ottocento anni; aggiunse allo imperio suo il regno di Napoli, quello di Navarra, Orano e molti luoghi importanti de’ liti di Africa: superiore sempre e quasi domatore di tutti gli inimici suoi. E, ove manifestamente apparí congiunta la fortuna con la industria, coprí quasi tutte le sue cupiditá sotto colore di onesto zelo della religione e di santa intenzione al bene comune.

Morí, circa a uno mese innanzi alla morte sua, il gran capitano, assente dalla corte e male sodisfatto di lui: e nondimeno il re, per la memoria della sua virtú, aveva voluto che da sé e da tutto il regno gli fussino fatti onori insoliti a farsi in Spagna ad alcuno, eccetto che nella morte de’ re; con grandissima approbazione di tutti i popoli, a’ quali il nome del gran capitano per la sua grandissima liberalitá era gratissimo e, per l’opinione della prudenza e che nella scienza militare trapassasse il valore di tutti i capitani de’ tempi suoi, era in somma venerazione.

Accese la morte del re cattolico l’animo del re di Francia alla impresa di Napoli, alla quale pensava mandare subito il duca di Borbone con ottocento lancie e diecimila fanti; persuadendosi, per essere il regno sollevato per la morte del re e male ordinato alla difesa, né potendo l’arciduca essere a tempo a soccorrerlo, averne facilmente a ottenere la vittoria. Né dubitava che il pontefice, per le speranze avute da lui quando furno insieme a Bologna e per la benivolenza contratta seco nello abboccamento, gli avesse a essere favorevole; né meno per lo interesse proprio, come se gli avesse a essere molesta la troppa grandezza dello arciduca, successore di tanti regni del re cattolico e successore futuro di Cesare. Sperava oltre a questo che l’arciduca, conoscendo potergli molto nuocere l’inimicizia sua nello stabilirsi i regni di Spagna e specialmente quello di Aragona (al quale, se alle ragioni fusse stata congiunta la potenza, arebbono aspirato alcuni maschi della medesima famiglia), sarebbe proceduto moderatamente a opporsegli. Perché se bene, vivente il re morto e Isabella sua moglie, era stato nelle congregazioni di tutto il regno