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libro duodecimo - cap. xviii 379

cedere a Lorenzo; ma oltre a questo, avendo promesso di mandare le genti della sua condotta le rivocò mentre erano nel cammino, perché giá secretamente avea convenuto o trattava di convenire col re di Francia, e dopo la vittoria del re non aveva cessato per mezzo d’uomini propri concitarlo quanto potette contro al pontefice. Il quale, ricordevole di queste ingiurie, e giá pensando di attribuire alla famiglia propria quel ducato, dinegò al re la sua domanda; dimostrandogli con dolcissime parole quanta difficoltá farebbe alle cose della Chiesa il dare, con esempio cosí pernicioso, ardire a’ sudditi di ribellarsi: alle quali ragioni e alla volontá del papa cedette pazientemente il re; con tutto che per l’onore proprio avesse desiderato di salvare chi per essersi aderito a lui era caduto in pericolo, e che al medesimo lo confortassino molti del suo consiglio e della corte, ricordando quanto fusse stata imprudente la deliberazione del re passato d’avere permesso al Valentino opprimere i signori piccoli di Italia, per il che era salito in tanta grandezza che se piú lungamente fusse vivuto il padre Alessandro arebbe senza dubbio nociuto molto alle cose sue. Promesse il pontefice al re dargli facoltá di riscuotere per uno anno la decima parte delle entrate delle chiese del reame di Francia. Convennero ancora che il re avesse la nominazione de’ benefici che prima apparteneva a’ collegi e a’ capitoli delle chiese, cosa molto a proposito di quegli re, avendo facoltá di distribuire ad arbitrio suo tanti ricchissimi benefici; e da altra parte, che le annate delle chiese di Francia si pagassino in futuro al pontefice secondo il vero valore e non secondo le tasse antiche, le quali erano molto minori: e in questo rimase decetto il pontefice; perché avendosi, contro a coloro che occultavano il vero valore, a fare l’esecuzione e deputare i commissari nel regno di Francia, niuno voleva provare niuno eseguire contro agli impetratori, di maniera che ciascuno continuò di spedire secondo le tasse vecchie. Promesse ancora il re di non pigliare in protezione alcuna delle cittá di Toscana; benché non molto poi, facendo instanza che gli consentisse di accettare la protezione de’ lucchesi i