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contraria sentenza. Il quale, mosso dal dispiacere della infamia che di consiglio pieno di tanta viltá risulterebbe al pontefice, maggiore certamente che non era stata la gloria di Giulio ad acquistare alla Chiesa tanto dominio; mosso ancora dal dolore di fare infame e vituperosa la memoria della sua legazione, alla quale non prima arrivato avesse rimesso Bologna, cittá principale di tutto lo stato ecclesiastico, in potestá degli antichi tiranni, lasciando in preda tanta nobiltá che in favore della sedia apostolica si era dichiarata apertamente contro a loro, mandato uomini propri al pontefice, lo ridusse con ragioni e con prieghi al consiglio piú onorato e piú sano. Era Giulio, benché nato di natali non legittimi, stato promosso da Lione ne’ primi mesi del pontificato al cardinalato, seguitando l’esempio di Alessandro sesto nell’effetto ma non nel modo: perché Alessandro, quando creò cardinale Cesare Borgia suo figliuolo, fece provare per testimoni che deposono la veritá, che la madre al tempo della sua procreazione aveva marito, inferendone che, secondo la presunzione delle leggi, s’aveva a giudicare che ’l figliuolo fusse piú presto nato del marito che dell’adultero; ma in Giulio i testimoni preposono la grazia umana alla veritá, perché provorono che la madre, della quale, fanciulla e non maritata, era stato generato, innanzi che ammettesse agli abbracciamenti suoi il padre Giuliano, aveva avuto da lui secreto consentimento di essere sua moglie.

Variorno similmente questi nuovi casi la disposizione del viceré: il quale, non partito ancora da Verona per la difficoltá che aveva a muovere i soldati senza danari e per aspettare nuove genti promesse da Cesare, venuto a Spruch, perché era necessario lasciare sufficientemente custodite Verona e Brescia, cominciò con queste e con altre scuse a procrastinare, aspettando di vedere quel che di poi succedesse nel ducato di Milano.

Commossono e i svizzeri medesimamente queste cose; i quali, ritiratisi subito dopo la passata de’ franzesi a Pinaruolo, benché dipoi, inteso che il re passate l’Alpi univa le genti in