Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/257


libro undecimo - cap. vii 251

egli si vorrebbe ritenere la Navarra, e a lui essendo molto duro e pieno di somma indignitá abbandonare quel re, che per ridursi alla amicizia sua e sotto la speranza de’ suoi aiuti era caduto in tanta calamitá.

Ma niuna cosa piú premeva al re di Francia che il desiderio di riconciliarsi i svizzeri, conoscendo da questo dependere la vittoria certissima, per l’autoritá grandissima che aveva allora quella nazione per il terrore delle loro armi, e perché pareva che avessino cominciato a reggersi non piú come soldati mercenari né come pastori ma vigilando, come in republica bene ordinata e come uomini nutriti nell’amministrazione degli stati, gli andamenti delle cose, né permettendo si facesse movimento alcuno se non secondo l’arbitrio loro. Però concorrevano in Elvezia gli imbasciadori di tutti i príncipi cristiani; il pontefice e quasi tutti i potentati italiani pagavano annue pensioni per essere ricevuti nella loro confederazione, e avere facoltá di soldare per la difesa propria, quando n’avessino di bisogno, soldati di quella nazione: dalle quali cose insuperbiti, e ricordandosi che coll’armi loro avea prima Carlo re di Francia conquassato lo stato felice d’Italia, e che coll’armi loro Luigi suo successore aveva acquistato il ducato di Milano, recuperata Genova e vinti i viniziani, procedevano con ciascuno imperiosamente e insolentemente. E nondimeno al re di Francia, oltre a’ conforti di molti particolari della nazione e il persuadersi che gli avessino a muovere l’offerte grandissime di danari, dava speranza che avendo quegli che governavano Milano convenuto cogli oratori de’ svizzeri, in nome di Massimiliano Sforza, di dare loro, come prima egli avesse ricevuta la possessione del ducato di Milano e delle fortezze, ducati cento cinquantamila, e per spazio di venticinque anni quarantamila ducati ciascuno anno, ricevendolo essi sotto la sua protezione e obligandosi a concedere de’ loro fanti a’ suoi stipendi, nondimeno non avevano mai i cantoni ratificato. Perciò, nel principio dell’anno presente, con tutto che prima avesse tentato invano che gli imbasciadori, i quali intendeva mandare a trattare di queste cose, fussino uditi,