Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/241


libro undecimo - cap. iv 235

si conservavano per uso della signoria. La quale, insieme col gonfaloniere, costretta a cedere alla volontá di chi poteva piú coll’armi che non potevano i magistrati colla riverenza e autoritá disarmata, convocò subito, cosí proponendo Giuliano de’ Medici, in sulla piazza del palagio, col suono della campana grossa, il popolo al parlamento; dove quegli che andorno, essendo circondati dall’armi de’ soldati e de’ giovani della cittá che aveano prese l’armi per i Medici, consentirono che a circa cinquanta cittadini, nominati secondo la volontá del cardinale, fusse data sopra le cose publiche la medesima autoritá che aveva tutto il popolo (chiamano i fiorentini questa potestá, cosí ampia, balía): per decreto de’ quali ridotto il governo a quella forma che soleva essere innanzi all’anno mille quattrocento novantaquattro, e messa una guardia di soldati ferma al palagio, ripigliorono i Medici quella medesima grandezza, ma governandola piú imperiosamente e con arbitrio piú assoluto che soleva avere il padre loro.

In tale modo fu oppressa con l’armi la libertá de’ fiorentini, condotta a questo grado principalmente per le discordie de’ suoi cittadini: al quale si crede non sarebbe pervenuta se (io passerò la neutralitá imprudentemente tenuta, e l’avere il gonfaloniere lasciato pigliare troppo animo agli inimici del governo popolare) non fusse stata, eziandio negli ultimi tempi, negligentemente procurata la causa publica. Perché nel re d’Aragona non era da principio tanto desiderio di sovvertire la libertá quanto di rimuovere la cittá dall’aderenza del re di Francia e di trarne alcuna quantitá di danari per pagare allo esercito; perciò, subito che i franzesi abbandonorno il ducato di Milano, commesse al viceré che, quando o le cose occorrenti lo tirassino ad altra impresa o che per altra cagione conoscesse difficile la restituzione de’ Medici, pigliando la deliberazione dalle condizioni de’ tempi, convenisse o no con la cittá, secondo che piú gli paresse opportuno. Questo era stato da principio il comandamento suo; ma di poi sdegnato contro al pontefice per quel che aveva tentato a Roma contro ad Alfonso da Esti, e insospettito per le minaccie che publicamente