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libro undecimo - cap. iii 227

vostre. Se i Medici avessino disposizione d’abitare in questa cittá come privati cittadini, pazienti a’ giudíci de’ magistrati e delle leggi vostre, sarebbe laudabile la loro restituzione, acciò che la patria comune si unisse in un corpo comune; se altra è la mente loro avvertite al pericolo vostro, né vi paia grave sostenere spese e difficoltá per conservare la vostra libertá: la quale quanto sia preziosa conoscereste meglio, ma senza frutto, quando (io ho orrore di dirlo) ne fuste privati. Né sia alcuno che si persuada che il governo de’ Medici avesse a essere quel medesimo che era innanzi fussino cacciati, perché è mutata la forma e i fondamenti delle cose: allora, nutriti tra noi quasi a uso di privati cittadini, ricchissimi di facoltá secondo il grado tenevano, né offesi da alcuno, facevano fondamento nella benevolenza de’ cittadini, consigliavano co’ principali le cose publiche, e si ingegnavano col mantello della civiltá coprire piú presto che scoprire la loro grandezza. Ma ora, abitati tanti anni fuora di Firenze, nutriti ne’ costumi stranieri, intelligenti, per questo, poco delle cose civili, ricordevoli dello esilio e delle acerbitá usate loro, poverissimi di facoltá e offesi da tante famiglie, consci che la maggiore parte anzi quasi tutta la cittá aborrisce la tirannide, non si confiderebbono di alcuno cittadino: e sforzati dalla povertá e dal sospetto arrogherebbero tutte le cose a loro medesimi, riducendosi non in su la benivolenza e in su l’amore ma in su la forza e in su l’armi, in modo tale che in brevissimo tempo questa cittá diventerebbe simile a Bologna quale era al tempo de’ Bentivogli, a Siena e a Perugia. Ho voluto dire questo a quegli che predicano il tempo e il governo di Lorenzo de’ Medici, nel quale benché fussino dure condizioni e fusse una tirannide (benché piú mansueta di molte altre) sarebbe stato a comparazione di questo una etá d’oro. Appartiene ora a voi il deliberare prudentemente e secondo la salute della vostra patria, a me o rinunziare con animo costante e lietissimo a questo magistrato, o francamente, quando voi delibererete altrimenti, attendere alla conservazione e alla difesa della vostra libertá. —