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libro undecimo - cap. ii 219

niere al favore del re di Francia; anzi si sospettava che, eziandio rimosso il gonfaloniere, la republica governata liberamente avesse, per le dependenze fresche e antiche, la medesima affezione. Ma e la deliberazione di questa cosa si riservava, insieme coll’altre, alla venuta di Gurgense, con cui era deliberato convenissino in Mantova il viceré e i ministri degli altri collegati. Il quale mentre veniva, mandò il pontefice a Firenze Lorenzo Pucci fiorentino, suo datario (quel che poi eletto al cardinalato si chiamò il cardinale di Santi Quattro) a ricercare, insieme con l’oratore che vi teneva il viceré, che si aderissino alla lega, contribuendo alle spese contro a franzesi: questo era il colore della sua venuta, ma veramente lo mandava per esplorare gli animi de’ cittadini. Sopra la quale dimanda trattata molti dí non si faceva alcuna conclusione, offerendo i fiorentini di pagare a’ confederati certa quantitá di danari ma rispondendo dubiamente sopra la dimanda dell’entrare nella lega e dichiararsi contro al re: della quale ambiguitá era in parte cagione il credere (come era vero) che queste cose si proponessino artificiosamente, ma molto piú la risposta fatta a Trento dal vescovo Gurgense all’oratore il quale aveano mandato a rincontrarlo; perché, mostrando non tenere conto di quello gli era ricordato (Cesare, per la capitolazione fatta a Vicenza per mano sua, essere tenuto alla loro difesa) affermava, il pontefice avere in animo di molestargli, e che pagando a Cesare quarantamila ducati gli libererebbe da questo pericolo: aggiugneva durare ancora la confederazione tra Cesare e il re di Francia, però gli confortava a non entrare nella lega insino a tanto non vi entrava Cesare. Non sarebbeno stati i fiorentini alieni da ricomperare con danari la loro quiete; ma dubitando che il nome solo di Cesare, ancora che Gurgense affermasse che la volontá sua seguiterebbono gli spagnuoli, non bastasse a rimuovere la mala intenzione degli altri, stavano sospesi, per potere con consiglio piú maturo porgere gli unguenti a chi potesse giovare alla loro infermitá. Era forse questo considerato prudentemente; ma procedeva o da imprudenza o dalle medesime contenzioni, o