Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/202

196 storia d'italia

de’ Medici cavaliere di Rodi, che fu poi pontefice, il quale il cardinale Medici, ottenuta licenza dal cardinale Sanseverino, mandava dall’esercito, in nome per raccomandarsegli in tanta calamitá ma in fatto per riferirgli lo stato delle cose: da cui avendo inteso pienamente quanto fussino indeboliti i Franzesi, di quanti capitani fussino privati, quanto valorosa gente avessino perduta, quanti fussino quegli che per molti dí erano inutili per le ferite, guasti infiniti cavalli, dissipata parte dello esercito in vari luoghi per il sacco di Ravenna, i capitani sospesi e incerti della volontá del re, né molto concordi tra loro perché la Palissa recusava di comportare la insolenza di San Severino che voleva fare l’officio di legato e di capitano, sentirsi occulti mormorii della venuta de’ svizzeri né vedersi segno alcuno che quello esercito fusse per muoversi presto, dalla quale relazione confortato molto il pontefice, introdottolo nel concistorio gli fece riferire a’ cardinali le cose medesime. E si aggiunse che il duca d’Urbino, quel che lo movesse, mutato consiglio, gli mandò a offerire dugento uomini d’arme e quattromila fanti. Perseveravano nondimeno i cardinali a stimolarlo alla pace: dalla quale benché con le parole non si dimostrasse alieno, aveva nondimeno nell’[animo di non l']accettare se non per ultimo e disperato rimedio; anzi, quando bene al male presente non si dimostrasse medicina presente, aderiva piú tosto al fuggire di Roma, pure che non rimanesse al tutto disperato che e dall’armi de’ príncipi avesse a essere aiutata la causa sua e specialmente che i svizzeri si movessino; i quali, dimostrandosi inclinati a’ suoi desideri, aveano molti dí innanzi vietato agli imbasciadori del re di Francia di andare al luogo nel quale, per determinare sopra le dimande del pontefice, convenivano i deputati da tutti i cantoni.

Lampeggiò in questo stato alcuna speranza della pace. Perché il re di Francia, innanzi si facesse la giornata, commosso da tanti pericoli che gli soprastavano da tante parti e sdegnato dalla varietá di Cesare e dalle dure leggi gli proponeva, e perciò finalmente deliberato di cedere piú tosto in molte cose alla volontá del pontefice, aveva occultamente man-