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libro decimo - cap. iv 123

fede barbara e per essere i paesi tanto rimoti, non poteva riposare in questo favore sicuramente i consigli suoi.

Queste, e con queste condizioni, erano le speranze del pontefice. Da altra parte il re di Francia aborriva la guerra colla Chiesa, desiderava la pace mediante la quale, oltre al rimuoversi l’inimicizia del pontefice, si liberava dalle dimande importune e dalla necessitá di servire a Cesare; né faceva difficoltá nella annullazione del concilio pisano, introdotto solamente da lui per piegare con questo timore l’animo del pontefice alla pace, pure che si perdonasse a’ cardinali e agli altri che v’avevano o consentito o aderito. Ma in contrario lo teneva sospeso la dimanda della restituzione di Bologna, essendo quella cittá per il sito suo opportunissima a molestarlo; perché dubitava che la pace non fusse accettata dal pontefice sinceramente né con animo disposto, se l’occasioni gli ritornassino, a osservarla, ma per liberarsi dal pericolo del concilio e dell’armi. Sperava pure avere a confermare l’animo di Cesare con la grandezza dell’offerte, e perché insino a ora non come alienato ma come confederato trattava seco delle occorrenze comuni; confortandolo trall’altre cose a non consentire che Bologna, cittá di tanta importanza, ritornasse nella potestá del pontefice. Del re d’Aragona e del re di Inghilterra non diffidava interamente; non ostante il procedere giá quasi manifesto dell’uno e i romori che si spargevano della mente dell’altro, e con tutto che gli imbasciadori loro congiunti insieme l’avessino, prima con modeste parole e sotto specie di amichevole officio e dipoi con parole piú efficaci, confortato che operasse che i cardinali e i prelati del suo regno concorressino al concilio lateranense, e che permettesse che la Chiesa fusse reintegrata della cittá sua di Bologna: perché da altra parte, simulando lo inghilese di volere perseverare nella confederazione che aveva seco, e facendogli fede del medesimo molti de’ suoi, credeva non avesse a tentare d’offenderlo; e l’arti e le simulazioni dell’Aragonese erano tali che il re, prestando minore fede a’ fatti che alle parole, colle quali affermava che mai piglierebbe l’armi contro a lui, si lasciava in