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libro sesto ‐ cap. i 85

vano. Proposeno gli oratori con le medesime arti nuove pratiche di concordia, mostrandosi inclinati a restituire il regno al re Federigo; ma conoscendosi essere cose non solo vane ma insidiose, perché tendevano ad alienare dal re di Francia l’animo di Filippo intento a conseguire quel reame per il figliuolo, il re proprio, in publica udienza, fece loro risposta, denegando volere prestare orecchi in modo alcuno a nuovi ragionamenti se prima non ratificavano la pace fatta e facevano segni che fussino dispiaciuti loro i disordini seguiti; aggiugnendo parergli cosa non solo maravigliosa ma detestanda e abominevole che quegli re, che tanto d’avere acquistato il titolo di cattolici si gloriavano, tenessino sí poco conto dell’onore proprio, della fede data, del giuramento e della religione, né avessino rispetto alcuno all’arciduca, principe di tanta grandezza nobiltá e virtú, e figliuolo ed erede loro: con la quale risposta avendo il dí medesimo fattigli partire dalla corte, si volse con tutto l’animo alle provisioni della guerra; disegnando farle maggiori, e per terra e per mare, che giá gran tempo fa fussino state fatte per alcuno re di quel reame. Deliberò adunque di mandare grandissimo esercito e potentissima armata marittima nel regno di Napoli; e perché in questo mezzo non si perdesse Gaeta e le castella di Napoli, mandarvi con prestezza, per mare, soccorso di nuove genti e di tutte le cose necessarie; e per impedire che di Spagna non vi andasse soccorso, il che era stato causa di tutti i disordini, assaltare con due eserciti per terra il regno di Spagna, mandandone uno nel contado di Rossiglione, che è contiguo al mare Mediterraneo, l’altro verso Fonterabia e gli altri luoghi circostanti posti in sul mare Oceano; e con una armata marittima molestare, nel tempo medesimo, la costiera di Catalogna e di Valenza. Le quali espedizioni mentre che con grandissima sollecitudine si preparano, Consalvo, intento alla espugnazione delle castella di Napoli, piantò l’artiglierie contro a Castelnuovo alle radici del monte di San Martino, onde di luogo rilevato si batteva il muro della cittadella, la quale situata di verso il detto monte era di mura antiche fondate quasi sopra