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libro quinto ‐ cap. xiii 67

accidente, essendo Obigní fermatosi a Pollistrine castello propinquo, gli spagnuoli, mancando loro le vettovaglie, si partirno una notte occultamente per andare a Ghiarace; ma seguitati dalla gente di Obigní insino alla montata d’una difficile montagna, perderno sessanta uomini d’arme e molti fanti: benché de’ franzesi vi morí, per essersi messo troppo innanzi, Grugní, uomo stimato assai da loro e che guidava la compagnia stata del conte di Gaiazzo, il quale poco dopo la espugnazione di Capua era morto di morte naturale.

Sopravenne in questo tempo di Spagna in Sicilia un’altra armata, che condusse dugento uomini d’arme dugento cavalli leggieri e duemila fanti, che n’era capitano Porto Carrera; il quale essendo morto a Reggio, dove era passato con le genti, rimase la cura a don Ferrando d’Andrada suo luogotenente. Per la giunta de’ quali ripreso animo gli spagnuoli che s’erano ridotti a Ghiarace, ritornati a Terranuova, si fortificorno nella parte della terra contigua alla fortezza tenuta per loro, che è al capo d’una valle, alla qual valle si congiugne il resto della terra; temendo e non invano della venuta di Obigní, perché egli, venuto subito da Pollistrine, alloggiò in quella parte che non era occupata dagli spagnuoli: fortificandosi ciascuno, e mettendo le sbarre dal canto suo. Ma intendendo poi Obigní che gli spagnuoli, che erano smontati a Reggio, s’accostavano per unirsi con gli altri, si ritirò a Losarno; e gli inimici, seguitando la comoditá delle vettovaglie, si poseno tutti insieme a Seminara.

Ma mentre che nella Calavria le cose in questa maniera procedevano, il viceré franzese, ritornato verso Barletta e fermatosi a Matera, aveva distribuito le genti in piú luoghi circostanti, attendendo a impedire che non vi entrassino vettovaglie, e sperando che per la peste e carestia che era in Barletta gli spagnuoli non potessino piú dimorarvi, né ridursi a Trani dove erano le difficoltá medesime. Ma era maravigliosa in tante incomoditá e pericoli la perseveranza loro, confermata dalla virtú e dalla diligenza di Consalvo; il quale, ora dando speranza della venuta presta di dumila fanti tedeschi, a soldare