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deliberato, insino non avesse esercito potente, non si partire da Imola ma attendere a guardare l’altre terre, non dando soccorso alcuno al ducato d’Urbino. Per il che comandò a don Ugo di Cardona e don Michele uomini suoi, che erano in quegli confini con cento uomini d’arme dugento cavalli leggieri e cinquecento fanti, che si ritirassino a Rimini: il che non eseguirono, per l’occasione che si presentò loro di ricuperare e saccheggiare la Pergola e Fossombrone, dove furono introdotti da’ castellani delle fortezze. Ma l’effetto dimostrò quanto sarebbe stato piú utile seguitare la deliberazione del duca; perché andando verso Cagli scontrorono appresso a Fossombrone Pagolo e il duca di Gravina, tutti due della famiglia Orsina, co’ quali erano seicento fanti di Vitellozzo, ed essendo venuti alle mani restorno rotti quegli di Valentino con morte di molti e molti prigioni; tra’ quali fu morto Bartolomeo da Capranica capitano di settanta uomini d’arme, e preso don Ugo di Cardona. Rifuggissi don Michele a Fano, onde per commissione di Valentino si ritirò a Pesero, lasciata Fano, come terra piú fedele, in potestá del popolo, poi che non avea tante forze che potesse difenderle amendue. E in questi dí medesimi le genti de’ bolognesi, che erano alloggiate a Castel San Piero, corseno a Doccia luogo vicino a Imola: e si riducevano certamente le cose del Valentino in molto pericolo se i collegati avessino usato piú prestezza a offenderlo.

Ma mentre che loro, o per non essere a ordine con le genti convenute nella dieta o tenuti sospesi dalle pratiche della concordia, guardano nel volto l’uno l’altro, cominciò a passare l’occasione che prima si era dimostrata favorevole; perché il re di Francia aveva commesso a Ciamonte che mandasse quattrocento lancie al Valentino, e si ingegnasse con tutti i modi possibili dare riputazione alle cose sue: il che come fu inteso da’ collegati, trovandosi molto confusi, cominciò ciascuno a pensare alle cose proprie. Però il cardinale Orsino continuava le pratiche cominciate col pontefice, e Antonio da Venafro mandato da Pandolfo Petrucci andò a Imola a trattare col Valentino; col quale trattava medesimamente