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perché per la spessa mutazione de’ magistrati, e per essere il nome de’ pochi sospetto al popolo, non erano né persone publiche né particolari che tenessino cura assidua delle cose. Ma perché la cittá quasi tutta aborriva la tirannide e alla moltitudine era sospettissima l’autoritá degli ottimati, né era possibile ordinare con una medesima deliberazione la forma perfetta del governo, non si potendo convincere gli uomini incapaci solamente con le ragioni, fu deliberato di introdurre per allora di nuovo una cosa sola, cioè che il gonfaloniere della giustizia, capo della signoria e che insieme con quella si creava per tempo di due mesi, si eleggesse in futuro per tutta la vita sua, acciò che con pensieri perpetui vegghiasse e procurasse le cose publiche in modo che per essere neglette non cadessino piú in tanti pericoli. E si sperò che, con l’autoritá che gli darebbe la qualitá della sua persona e l’avere a stare perpetuo in tanta degnitá, acquisterebbe tale fede appresso al popolo che facilmente potrebbe riordinare alla giornata l’altre parti del governo; e mettendo in qualche onesto grado i cittadini di maggiore condizione, costituirebbe uno mezzo tra se medesimo e la moltitudine, per il quale, temperandosi la imperizia e la licenza popolare e raffrenandosi chi succedesse a lui in quella degnitá, se volesse arrogarsi troppo, si stabilirebbe uno reggimento prudente e onorato, con molte circostanze da tenere concorde la cittá. Dopo la quale deliberazione fu nel consiglio maggiore, con concorso e consenso grande de’ cittadini, eletto gonfaloniere Piero Soderini, uomo di matura etá di sufficienti ricchezze di stirpe nobile e di fama di essere integro e continente, e che nelle cose publiche si era molto affaticato, ed era senza figliuoli, il che, per non dare occasione a chi fusse eletto di pensare a cose maggiori, era assai considerato.