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libro ottavo ‐ cap. xvi 331

parte dugento lancie franzesi, uscite di Verona con tremila fanti, sforzorono per assalto uno bastione verso Soave guardato da seicento fanti, e nel ritorno ruppono una moltitudine grande di villani.

Ma in questa freddezza dell’armi erano angustiati da gravissimi pensieri gli animi de’ príncipi, e principalmente quello del re de’ romani. Il quale, non conoscendo come potesse riportare la vittoria della guerra contro a’ viniziani, e traportando, come era solito, le cose sue di dieta in dieta, aveva chiamato la dieta in Augusta; e sdegnato col pontefice, perché gli elettori dello imperio, mossi dalla sua autoritá, facevano instanza che prima si trattasse nella dieta della concordia co’ viniziani che delle provisioni della guerra, aveva fatto partire il vescovo di Pesero suo nunzio da Augusta; e considerando avere incertitudine lunghezza e molte difficoltá le deliberazioni delle diete anzi il piú delle volte il fine dell’una partorire il principio di un’altra, e che il re di Francia dalle dimande interrotte e dalle imprese che gli erano proposte ogni dí si escusava, ora con lo allegare l’asprezza della stagione ora col dimandare assegnamento certo di quello che spendesse ora ricordando non essere solo obligato ad aiutarlo, per i capitoli di Cambrai, ma essere ancora nelle medesime obligazioni il pontefice e il re di Aragona, co’ quali era conveniente si procedesse comunemente, secondo che erano comuni la confederazione e la obligazione, si risolveva niuno rimedio essere piú pronto alle cose sue che indurre il re di Francia ad abbracciare la impresa di pigliare Padova, Vicenza e Trevigi con le forze proprie, ricevendone il ricompenso conveniente: ed era nel consiglio regio questa dimanda approvata da molti; i quali, considerando che insino che i viniziani non erano esclusi totalmente di terra ferma il re starebbe sempre in continue spese e pericoli, lo confortavano a liberarsene con lo spendere una volta potentemente. Né era il re alieno totalmente da questo consiglio, mosso dalla medesima ragione; e però inclinando a passare in persona in Italia con esercito potente, il quale chiamava potente ogni volta che in esso fussino piú di