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l’imperio loro; e accostativisi che era giá notte, battuto con l’artiglierie il sobborgo della Posterla, l’ottennono. E nondimeno, benché nella cittá fussino pochi soldati, non confidavano molto di espugnarla; ma gli uomini della terra confortati (come fu fama) da Fracasso, mandati loro a mezzanotte imbasciadori, gli messono dentro, ritirandosi il principe di Analt e il Fracasso nella fortezza: e fu costante opinione che se, ottenuta Vicenza, si fusse senza differire accostato l’esercito veneto a Verona arebbe Verona fatto il medesimo, ma non parve a’ capitani dovere partire da Vicenza se prima non acquistavano la fortezza. La quale benché il quarto dí venisse in potestá loro (perché il principe di Anault e Fracassa, per la debolezza sua, l’abbandonorono) entrò in questo tempo in Verona nuova gente di Cesare, e sotto Obigní trecento lancie del re di Francia; di maniera che, essendovi circa cinquecento lancie e cinquemila fanti tra spagnuoli e tedeschi, non era piú facile l’occuparla. Accostossi dipoi l’esercito veneto a Verona diviso in due parti, in ciascuna delle quali erano trecento uomini d’arme cinquecento cavalli leggieri e tremila fanti, sperando che come si fussino accostati si facesse movimento nella cittá: ma non si essendo presentati alle mura in uno tempo medesimo, quegli che erano nella terra fattisi incontro alla prima parte, che veniva di lá dal fiume dell’Adice e giá era entrata nel borgo, la costrinsono a ritirarsi; e sopravenendo poco di poi Lucio Malvezzo, dall’altra ripa del fiume coll’altra parte, si ritirò medesimamente; e amendue congiunte insieme si fermorno alla villa di San Martino, distante da Verona cinque miglia. Nel qual luogo mentre stavano, avendo inteso che duemila fanti tedeschi, partiti da Basciano erano andati a predare a Cittadella, mossisi a quella parte gli rinchiusono in Vallefidata; ma i tedeschi, avendo ricevuto soccorso da Basciano, uscirono per forza, benché non senza danno, de’ passi stretti e avendo abbandonato Basciano l’occuporono i viniziani. Da Basciano andò una parte dell’esercito a Feltro e Civitale e, dopo avere ricuperate quelle terre, alla rocca della Scala, la quale spugnò, avendovi prima piantate l’artiglierie; e nel tempo medesimo