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nel monitorio aveano restituite alla Chiesa le terre della Romagna; anzi non avere insino a quest’ora ubbidito interamente, imperocché erano stati ammuniti di restituire oltre alle terre i frutti presi, il che non aveano adempiuto. Ma a queste cose rispondeva il pontefice che, poi che si erano ridotti a penitenza e dimandato con umiltá grande l’assoluzione, non era ufficio del vicario di Cristo perseguitargli piú con l’armi spirituali, in pregiudicio della salute di tante anime, avendo conseguite le terre e cosí cessando la cagione per la quale erano stati sottoposti alle censure; perché la restituzione de’ frutti presi era cosa accessoria e inserita piú per aggravare la inubbidienza che per altro, e che non era conveniente venisse in considerazione di tanta cosa. Diversa esser la causa del perseguitargli con l’armi temporali; alle quali, perché aveva nell’animo di perseverare nella lega di Cambrai, si offeriva parato di concorrere insieme cogli altri: benché da questo potesse ciascuno de’ confederati giustamente discostarsi, perché dal re de’ romani era mancato il non avere Trevigi avendo rifiutato le prime offerte fattegli da’ viniziani (quando gli mandorno imbasciadore Antonio Giustiniano) di lasciargli tutto quello possedevano in terra ferma, e perché dipoi gli aveano offerto molte volte di dargli in cambio di Trevigi conveniente ricompensa.

E cosí, non lo ritenendo le contradizioni degli imbasciadori, lo ritardava solamente la generositá del suo animo; per la quale, ancora che riputasse l’assoluzione de’ viniziani utile a sé e opportuna a’ fini propostisi, aveva deliberato non la concedere se non con degnitá grande della sedia apostolica, e in modo che le cose della Chiesa si liberassino totalmente dalle loro oppressioni: e perciò, recusando i viniziani di cedere a due condizioni le quali oltre a molte altre aveva proposte, differiva l’assolvergli. L’una era che lasciassino libera a’ sudditi della Chiesa la navigazione del mare Adriatico, la quale vietavano a tutti quegli che per le robe conducevano non pagavano loro certe gabelle; l’altra, che non tenessino piú in Ferrara, cittá dependente dalla Chiesa, il magistrato del bisdo-