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libro ottavo ‐ cap. ix 295

Vicenza, secondo il comandamento che ebbono da Cesare, si assicurò la cittá di Verona, la quale per il piccolo presidio che vi era dentro stava con non mediocre sospetto; e l’esercito de’ viniziani che era andato a campo a Cittadella se ne partí.

Succedette innanzi alla partita del re un altro accidente favorevole a’ viniziani, perché correndo continuamente i cavalli loro, che erano in Lignago, per tutto il paese e insino in sulle porte di Verona e facendo danni grandissimi, a’ quali le genti che erano in Verona, per non vi essere piú di dugento cavalli e settecento fanti, non potevano resistere, il vescovo di Trento governatore per Cesare in quella cittá, deliberando porvi il campo, chiamò il marchese di Mantova; il quale, per aspettare le preparazioni che si facevano, fermatosi, con la compagnia de’ cavalli che aveva dal re, all’Isola della Scala, casale grande in veronese non circondato di mura né di alcuna fortificazione, mentre sta quivi senza sospetto, fu esempio notabile a tutti i capitani quanto in ogni luogo e in ogni tempo debbino stare vigilanti e ordinati, e in modo possino confidarsi delle forze proprie, non si assicurando né per la lontananza né per la debolezza degli inimici. Perché essendosi il marchese convenuto con alcuni stradiotti dell’esercito de’ viniziani che venissino a trovarlo in quel luogo per fermarsi agli stipendi suoi, e avendo essi, insino dal principio che furno ricercati da lui, manifestata la cosa a’ loro capitani, e però essendosi dato ordine con questa occasione di assalirlo all’improviso, Luzio Malvezzo con dugento cavalli leggieri e il Zitolo da Perugia con ottocento fanti, venuti occultamente da Padova a Lignago e unitisi con le genti che erano a Lignago e con mille cinquecento de’ contadini del paese, e mandati innanzi alcuni cavalli che con spesse voci gridassino Turco (era questo il cognome del marchese) per fare credere che fussino gli stradiotti aspettati, si condussono non sospettando alcuno, la mattina destinata in sul fare del dí all’Isola della Scala; ove entrati senza resistenza, trovando senza guardia alcuna tutti i soldati e gli altri che servivano e seguitavano il marchese a