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libro quinto ‐ cap. v 23

restituirebbe a Federigo; anzi piú presto a’ figliuoli, perché non negava d’avere quasi in orrore il nome suo, per quello che e’ sapeva che, insino innanzi che il re di Francia pigliasse il ducato di Milano, aveva trattato co’ turchi.

La nuova della concordia di questi re spaventò in modo Federigo che, ancora che Consalvo, mostrando di disprezzare quello che si era publicato a Roma, gli promettesse con la medesima efficacia di andare al soccorso suo, si partí dalle prime deliberazioni; e ritirato da San Germano verso Capua, aspettava le genti che per ordine suo avevano soldate i Colonnesi: i quali, lasciata guardata Amelia e Rocca di Papa, abbandonorono tutto il resto di quello tenevano in terra di Roma, perché il pontefice, con consentimento del re di Francia, aveva mosso l’armi per occupare gli stati loro. Nelle quali difficoltá, avendo pure Consalvo, come intese l’esercito franzese avere passato Roma, scoperte le sue commissioni e mandato a Napoli sei galee per levarne le due reine vecchie, sorella l’una l’altra nipote del suo re, consigliava Prospero Colonna che Federigo ritenesse quelle galee, e unite tutte le forze sue si opponesse in sulla campagna agli inimici; perché nel tentare la fortuna poteva pure essere qualche speranza di vittoria, essendo incertissimi piú che di tutte l’altre azioni degli uomini gli eventi delle battaglie, ma in qualunque altro modo essere certissimo che e’ non aveva facoltá alcuna di resistere a due potentissimi re che l’assaltavano in diverse parti del reame; nondimeno Federigo, giudicando anche di piccolissima speranza questo consiglio, deliberò di ridursi alla guardia delle terre. Però essendo, giá innanzi che Obigní uscisse di Roma, ribellato San Germano e altri luoghi vicini, determinò di fare la prima difesa nella cittá di Capua; nella quale, con trecento uomini d’arme alcuni cavalli leggieri e tremila fanti, messe Fabrizio Colonna, e con lui Rinuccio da Marciano condotto nuovamente agli stipendi suoi. A guardia di Napoli lasciò Prospero Colonna, ed egli col resto delle genti si fermò ad Aversa.

Ma Obigní, partito di Roma, fece nel passare innanzi abbruciare Marino, Cavi e certe altre terre de’ Colonnesi,