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di non essere costretto a spendere immoderatamente per la grandezza d’altri, e molto piú la gelosia antica conceputa del cardinale di Roano, per la quale gli era molestissimo che eserciti potenti del re passassino in Italia: e turbava in qualche parte le cose maggiori l’avere il pontefice conferito poco innanzi senza saputa del re i vescovadi d’Asti e di Piacenza, e il ricusare il re che ’l nuovo cardinale di San Piero in Vincola, a cui per la morte dell’altro era stata conferita la badia di Chiaravalle, beneficio ricchissimo e propinquo a Milano, ne conseguisse la possessione.

Nelle quali difficoltá quel che non risolveva il pontefice deliberorno finalmente Cesare e il re di Francia, i quali trattando insieme secretissimamente contro a’ viniziani, si convennono nella cittá di Cambrai, per dare alle cose trattate perfezione, per la parte di Cesare madama Margherita sua figliuola, sotto ’l cui governo si reggevano la Fiandra e gli altri stati pervenuti per l’ereditá materna nel re Filippo, seguitandola a questo trattato Matteo Lango secretario accettissimo di Cesare, e per la parte del re di Francia il cardinale di Roano; spargendo fama di convenirsi per trattare la pace tra l’arciduca e il duca di Ghelleri, tra’ quali aveano fatta tregua per quaranta dí, ingegnandosi che la vera cagione non pervenisse alla notizia de’ viniziani: all’oratore de’ quali affermava con giuramenti gravissimi il cardinale di Roano, volere il suo re perseverare nella confederazione con loro. Seguitò il cardinale, piú tosto non contradicente che permettente, lo imbasciadore del re d’Aragona; perché se bene quel re fusse stato il primo motore di questi ragionamenti tra Cesare e il re di Francia erano stati dipoi continuati senza lui, persuadendosi l’uno e l’altro di loro essergli molesta la prosperitá del re di Francia, e sospetto, per rispetto del governo di Castiglia, ogni augumento di Cesare, e che perciò i pensieri suoi non fussino in questa cosa conformi colle parole. A Cambrai si fece in pochissimi dí l’ultima determinazione, non partecipata cosa alcuna, se non dopo la conclusione fatta, con l’oratore del re cattolico; la quale il dí seguente, che fu il decimo di dicembre,