Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LIBRO OTTAVO
I
Non erano tali le infermitá d’Italia, né sí poco indebolite le forze sue, che si potessino curare con medicine leggiere; anzi, come spesso accade ne’ corpi ripieni di umori corrotti, che uno rimedio usato per provedere al disordine di una parte ne genera de’ piú perniciosi e di maggiore pericolo, cosí la tregua fatta tra il re de’ romani e i viniziani partorí agli italiani, in luogo di quella quiete e tranquillitá che molti doverne succedere sperato aveano, calamitá innumerabili, e guerre molto piú atroci e molto piú sanguinose che le passate: perché se bene in Italia fussino state, giá quattordici anni, tante guerre e tante mutazioni, nondimeno, o essendosi spesso terminate le cose senza sangue o le uccisioni state piú tra’ barbari medesimi, avevano patito meno i popoli che i príncipi. Ma aprendosi in futuro la porta a nuove discordie, seguitorono per tutta Italia, e contro agli italiani medesimi, crudelissimi accidenti, infinite uccisioni, sacchi ed eccidi di molte cittá e terre, licenza militare non manco perniciosa agli amici che agli