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libro settimo ‐ cap. xiii 243

fussino stati ricercati, questo officio: maravigliarsi sopra modo che ’l re desiderasse non fussino molestati i pisani, i quali a comparazione de’ fiorentini non aveva causa di stimare e di amare, se si ricordava quel che avessino operato contro a lui nella ribellione de’ genovesi: né potere il re con giustizia proibire che non molestassino i pisani, perché cosí era espresso nella confederazione che aveano fatta con lui. Da questi princípi si cominciò a trattare che Pisa ritornasse sotto il dominio de’ fiorentini, alla quale cosa pareva dovesse bastare il provedere che i genovesi e lucchesi non dessino aiuto a’ pisani, ridotti in tale estremitá di vettovaglie e di forze che non ardivano uscire piú della cittá; aggiugnendosi massime, per la perdita delle ricolte, la mala disposizione de’ contadini, i quali erano maggiore numero che i cittadini: [in modo] che si credeva non si potessino piú sostentare se da’ genovesi e lucchesi non avessino ricevuto qualche sussidio di danari, co’ quali quegli che reggevano, tenendo in Pisa alcuni soldati e forestieri, e gli altri distribuendo nella gioventú de’ cittadini e de’ contadini, e con l’armi di questi spaventando coloro che desideravano concordarsi co’ fiorentini, non avessino tenuta quieta la cittá.

A questa pratica, cominciata dal re cristianissimo, si aggiunse l’autoritá del re cattolico, geloso che senza lui non si conducesse a effetto: però, subito che ebbe intesa l’andata di Michele Riccio a Firenze, vi mandò uno imbasciadore, il quale, entrato prima in Pisa, gli confortò e dette loro animo in nome del suo re a sostenersi; non per altro se non perché, stando piú ostinati a non cedere a’ fiorentini, potessino essere venduti con maggiore prezzo. Trasferironsi poco dipoi questi ragionamenti, per volontá de’ due re, nella corte del re di Francia ove, senza rispetto della protezione tanto affermata, la sollecitava molto il re cattolico, conoscendo che non essendo difesa era necessario cadesse in potestá de’ fiorentini, e avendo l’animo alieno allora da implicarsi in cose nuove, e specialmente contro alla volontá del re di Francia: perché se bene, subito che ritornò in Spagna, avesse riassunto il governo di