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che i paesani che giornalmente comandavano, e in Firenze timore sospetto e disunione assai, per essere nel campo suo Vitellozzo e gli Orsini, e perché per ordine suo Piero de’ Medici si era fermato a Logliano nel bolognese, e il popolo pieno di gelosia che i cittadini potenti non avessino procurata la sua venuta per ordinare uno governo a loro sodisfazione. Ma in Valentino non era desiderio di rimettere Piero de’ Medici, perché non giudicava a suo proposito la grandezza degli Orsini e di Vitellozzo, co’ quali sapeva che Piero ritornato nella patria sarebbe stato congiuntissimo. E ho, oltre a questo, udito da uomini degni di fede che nell’animo suo era fissa la memoria di uno antico sdegno conceputo contro a lui, insino quando arcivescovo di Pampalona, non promosso ancora il padre al pontificato, dava opera alle leggi canoniche nello studio pisano: perché essendo andato a Firenze per parlargli sopra uno caso criminale di uno suo familiare, poiché per piú ore ebbe aspettato invano d’avere udienza da lui, occupato o in negozi o in piaceri, si era ritornato a Pisa senza avergli parlato, riputandosi disprezzato e non mediocremente ingiuriato. E nondimeno, per compiacere a’ Vitelli e agli Orsini, simulava altrimenti; e molto piú per accrescere il terrore e la disunione de’ fiorentini, mediante la quale sperava o ottenere da loro migliori condizioni o potere avere occasione di occupare qualche terra importante di quel dominio. Ma presentendo giá che lo insulto suo era molesto al re di Francia, condotto che fu a Campi, presso a sei miglia a Firenze, fece convenzione con loro in questa sentenza: che tra la republica fiorentina e lui fusse confederazione a difesa degli stati, essendo proibito l’aiutare i ribelli l’uno dell’altro, e nominatamente al Valentino i pisani; perdonassino i fiorentini tutti i delitti fatti per qualunque nella venuta sua, né se gli opponessino in difesa del signore di Piombino, il quale era sotto la loro protezione; conducessinlo agli stipendi loro per tre anni con trecento uomini d’arme, e con soldo di trentaseimila ducati per ciascuno anno, li quali fusse tenuto mandare in aiuto loro qualunque volta n’avessino di bisogno o per difesa propria o per offesa