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libro settimo ‐ cap. x 225

ora, seguiterá i consigli piú savi e la sua consuetudine che i consigli precipitosi; massime che per questo non resterá privato al tutto di speranza di potere ad altro tempo, con sicurtá maggiore e con occasione migliore, conseguire lo intento suo: cose che gli uomini sogliono promettersi facilmente, perché manco erra chi si promette variazione nelle cose del mondo che chi se le persuade ferme e stabili. Né mi spaventa quello che si dice essere stato altre volte trattato tra questi due re, perché è costume de’ príncipi della nostra etá intrattenere artificiosamente l’uno l’altro con speranze vane e con simulate pratiche; le quali, poiché in tanti anni non hanno avuto effetto, bisogna confessare o che siano state finzioni o che abbino in sé qualche difficoltá che non si possa risolvere: perché la natura delle cose repugna a levare la diffidenza tra loro, senza il quale fondamento non possono venire a questa congiunzione. Non temo adunque che per cupiditá delle nostre terre il re di Francia si precipiti a sí imprudente deliberazione; e manco, a mio giudizio, vi si precipiterá per sospetto che abbia di noi, perché oltre alla esperienza lunga che ha veduto dell’animo nostro, non ci essendo mancati molti stimoli e molte occasioni di partirci dalla sua confederazione, le ragioni medesime che assicurano noi di lui assicurano medesimamente lui di noi; perché nessuna cosa ci sarebbe piú perniciosa che l’avere il re de’ romani stato in Italia, sí per l’autoritá dell’imperio, l’augumento del quale ci ha sempre a essere sospetto, sí per conto della casa d’Austria che pretende ragione in molte terre nostre, sí per la vicinitá della Germania, le inondazioni della quale sono troppo pericolose al nostro dominio: e abbiamo pure nome per tutto di maturare le nostre deliberazioni, e peccare piú tosto in tarditá che in prestezza. Non nego che queste cose possono succedere diversamente dalla opinione degli uomini, e però, che quando si potesse facilmente assicurarsene sarebbe cosa laudabile; ma non si potendo, senza entrare in grandissimi pericoli e difficoltá, è da considerare che spesso sono cosí nocivi i timori vani come sia nociva la troppa confidenza: