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disposizione della giustizia, se ne andò a Milano; avendo, subito che ebbe ottenuta Genova, licenziato l’esercito: col quale, essendo tutti gli altri male proveduti, gli sarebbe stato facile, continuando il corso della vittoria, opprimere chi gli fusse paruto in Italia; ma lo licenziò sí presto per certificare il pontefice il re de’ romani e i viniziani, i quali stavano con grandissimo sospetto, che la venuta sua in Italia non era stata per altro che per la recuperazione di Genova.


VII

Malcontento del pontefice verso il re di Francia per la soluzione della questione di Genova. Discorso di Massimiliano alla dieta di Costanza contro il re. Effetti del discorso.

Ma nessuna cosa bastava a moderare l’animo del pontefice; il quale, interpretando tutte le cose in senso peggiore, si querelava di nuovo non mediocremente del re, come se per opera sua fusse proceduto che Annibale Bentivoglio, con secento fanti raccolti del ducato di Milano, aveva in quegli dí tentato di entrare in Bologna, affermando che quando gli fusse succeduto si sarebbe dimostrato piú oltre contro allo stato ecclesiastico: dalla qual cosa sdegnato, benché con grandissima difficoltá avesse prima publicati cardinali i vescovi di Aus e di Baiosa, recusava di publicare il vescovo d’Albi; lamentandosi che da Ciamonte suo fratello fusse permesso che i Bentivogli abitassino nel ducato di Milano. Ma quel che era di piú momento, traportato non meno dall’odio che dal sospetto, aveva, quando il re publicò di volere coll’armi ridurre a ubbidienza i genovesi, significato per suoi nunzi e con uno breve al re de’ romani e agli elettori dello imperio che ’l re di Francia si preparava a passare in Italia con potentissimo esercito, simulando di volere raffrenare i tumulti di Genova, i quali era in potestá sua di quietare con la autoritá sola, ma in veritá per opprimere lo stato della Chiesa e usurpare la dignitá dello