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libro settimo ‐ cap. vi 195

passi fanti de’ genovesi, nondimeno tutti, non dimostrando maggiore virtú che avessino fatto gli altri, si ritirorono. E il dí medesimo arrivò all’esercito la persona del re, il quale alloggiò nella badia del Boschetto a rincontro del borgo di Rivarolo, accompagnato dalla maggiore parte della nobiltá di Francia, da moltissimi gentiluomini dello stato di Milano e dal marchese di Mantova: il quale il re aveva pochi dí innanzi dichiarato capo dell’ordine di San Michele, e donatogli lo stendardo il quale dopo la morte di Luigi undecimo non era mai stato dato ad alcuno: ed erano nell’esercito ottocento lancie (perché il re avea, rispetto all’asprezza del paese, lasciate l’altre in Lombardia) mille ottocento cavalli leggieri seimila svizzeri e seimila fanti di altre nazioni.

Avevano i genovesi, per non lasciare libero il cammino per il quale per i monti si va al Castellaccio, dipoi a Genova, per via piú corta che per la strada di San Piero della Rena contigua alla marina, edificato uno bastione in su l’altezza del monte che si dice la Montagna del promontorio, tra il borgo di Rivarolo e San Piero in Arena: dal quale bastione si andava al Castellaccio per la schiena del poggio. A questo bastione si indirizzò l’esercito, il dí medesimo che era alloggiato a Rivarolo; e da altra parte uscirno di Genova ottomila fanti guidati da Iacopo Corso luogotenente di Tarlatino, perché Tarlatino e i soldati de’ pisani, fermatisi, quando il campo si levò da Monaco, in Ventimiglia, non aveano potuto, quando furno richiamati da’ genovesi i quali mandorno la nave di Demetrio Giustiniano per condurgli, tornare a Genova, né per la via di terra per lo impedimento de’ franzesi, né per mare per i venti contrari. Ma cominciando giá i franzesi a salire scoperseno i fanti de’ genovesi, i quali saliti in sul monte, per il colle per il quale si andava al bastione, e dipoi discesane la maggiore parte, aveva fatto testa in su uno poggetto che è a mezzo il monte: contro a’ quali mandò Ciamonte a combattere molti gentiluomini e buono numero di fanteria: da’ quali i genovesi, per la moltitudine e per il vantaggio del sito, si difendevano valorosamente, e con danno non piccolo