Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. II, 1929 – BEIC 1846262.djvu/177


libro settimo ‐ cap. ii 171

fede appresso al genero, sollecitavano quanto potevano la partita sua di Castiglia. Fu convenuto che Ferdinando, cedendo alla governazione lasciatagli per testamento dalla moglie e a tutto quello che perciò potesse pretendere, si partisse incontinente di Castiglia, promettendo di piú non vi tornare: che Ferdinando avesse proprio il regno di Napoli; non ostante che, con la medesima ragione con la quale era solito pretendere a quel reame allegando essere stato acquistato con l’armi e con le forze di Aragona, non mancasse chi mettesse in considerazione, e forse piú giustamente, appartenersi a Filippo per essere stato acquistato con l’armi e con la potenza del regno di Castiglia: furongli riservati i proventi dell’isole dell’India durante la sua vita, e i tre maestralghi di Santo Iacopo, Alcantara e Calatrava, e che delle entrate del regno di Castiglia avesse ciascuno anno venticinquemila ducati. La quale capitolazione fatta, Ferdinando, che da qui innanzi chiameremo o re cattolico o re di Aragona, se ne andò subito in Aragona, con intenzione di andarne, quanto piú prestamente potesse, per mare a Napoli; non tanto per desiderio di vedere quel regno e riordinarlo quanto per rimuoverne il gran capitano, del quale dopo la morte della reina aveva piú volte sospettato che non pensasse a trasferire quel regno in sé proprio o fusse piú inclinato a darlo a Filippo che a lui: e avendolo richiamato in Spagna invano, ed egli con varie scuse e impedimenti differita l’andata, dubitava, non vi andando in persona, avere difficoltá di levargli il governo, non ostante che, fatto l’accordo, il re Filippo gli facesse intendere che aveva totalmente a ubbidire al re d’Aragona.

Nel quale tempo erano nel petto del re di Francia, sollevato giá molto della sua infermitá, vari anzi contrari pensieri: inclinazione contro a’ viniziani, per lo sdegno conceputo nel tempo della guerra di Napoli, per il desiderio di recuperare le appartenenze antiche dello stato di Milano e per giudicare che per molti accidenti gli potesse essere a qualche tempo pericolosa la loro potenza; la quale cagione trall’altre l’avea indotto a confederarsi col re de’ romani e con Filippo