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del suo ritorno, rivolgendosi alle reliquie de’ Manfredi suoi antichi signori, chiamò Astore, giovane di quella famiglia ma naturale, perché non vi erano de’ legittimi. Ma i viniziani, aspirando al dominio di tutta la Romagna, avevano, subito dopo la morte di Alessandro, mandati a Ravenna molti soldati, co’ quali una notte all’improviso assaltorono con grande impeto la cittá di Cesena; il popolo della quale difendendosi virilmente, essi, che erano andativi senza artiglierie e sperando piú nel furto che nella forza, si ritornorono nel contado di Ravenna, intenti a tutte le cose che potessino dare loro occasione di distendersi in quella provincia. La quale si presentò loro prontamente, per la discordia tra Dionigi di Naldo e i faventini: perché essendo molestissimo a Dionigi che i faventini ritornassino sotto i Manfredi, da’ quali si era ribellato quando il Valentino assaltò quella cittá, chiamati i viniziani, dette loro le fortezze di Valdilamone che erano guardate da lui; i quali poco dipoi messono nella rocca di Faenza trecento fanti, introdottivi dal castellano corrotto con danari. Occuporono similmente, nel tempo medesimo, il castello di Furlimpopolo e molte altre castella della Romagna, e mandorono una parte delle loro genti a pigliare la cittá di Fano; ma il popolo costantemente si difese per la Chiesa. Furono ancora introdotti in Arimini con volontá del popolo, avendo prima convenuto con Pandolfo Malatesta di dargli in ricompenso la terra di Cittadella nel territorio padovano, provisione annua e condotta perpetua di gente d’arme; e si voltorono dipoi con sommo studio alla oppugnazione di Faenza, perché i faventini, non spaventati per la perdita della rocca (la quale perché è edificata in luogo basso, e perché subito con uno fosso profondo avevano separata dalla cittá, poteva poco nuocergli), resistevano virilmente, affezionati al nome de’ Manfredi, e sdegnati che dagli uomini di Valdilamone avesse a essere promesso ad altri il dominio di Faenza. Ma impotenti a difendersi da loro medesimi, perché i viniziani sotto Cristoforo Moro proveditore avevano accostato l’esercito e l’artiglierie alla terra e occupato i luoghi piú importanti del contado,