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libro sesto ‐ cap. iv 101

multi delle parti, da’ quali prima soleva essere vessato continuamente con spesse uccisioni d’uomini. Con le quali opere s’avea fatti benevoli gli animi de’ popoli; e similmente co’ benefici fatti a molti di loro, distribuendo soldi nelle persone armigere, uffici, per le terre sue e della Chiesa, nelle togate, e aiutando le ecclesiastiche nelle cose beneficiali appresso al padre: onde né l’esempio degli altri, che tutti si ribellavano, né la memoria degli antichi signori gli alienava dal Valentino. Il quale benché fusse oppressato da tante difficoltá, pure e gli spagnuoli e i franzesi facevano instanza grande, con molte promesse e offerte, di congiugnerselo: perché oltre al valersi delle sue genti speravano di guadagnare i voti de’ cardinali spagnuoli per la futura elezione. Ma egli, benché per la reconciliazione fatta co’ Colonnesi si fusse creduto che si fusse aderito agli spagnuoli, nondimeno non l’avendo indotto a quella altro che il timore che non si unissino con gli Orsini, e allora, secondo affermava, dichiarato di non volere essere tenuto a cosa alcuna contro al re di Francia, deliberò di seguitare la parte sua; perché, e in Roma, ove aveva sí vicino l’esercito, e negli altri suoi stati, poteva piú e nuocergli e giovargli che non potevano gli spagnuoli. Però, il primo dí di settembre, convenne col cardinale di San Severino e con monsignore di Trans oratore regio contraenti in nome del re, promettendo le genti sue all’impresa di Napoli, e a ogn’altra impresa contro a ciascuno eccetto che contro alla Chiesa; e da altra parte gli agenti predetti obligorno il re alla sua protezione con tutti gli stati possedeva, e ad aiutarlo alla recuperazione di quegli che aveva perduti. Dette oltre a questo il Valentino speranza di voltare i voti della maggiore parte de’ cardinali spagnuoli al favore del cardinale di Roano; il quale, pieno di grandissima speranza d’avere a ottenere il pontificato con l’autoritá co’ danari e con l’armi del suo re, subito dopo la morte del pontefice si era partito di Francia per venire a Roma, menando seco oltre al cardinale di Aragona il cardinale Ascanio; il quale, cavato due anni innanzi della torre di Borges, era poi stato intrattenuto onoratamente nella corte e carezzato molto