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Cesena, dimostrando tanto timore che per non passare appresso a Furlí condusse l’esercito per i poggi, via piú lunga e difficile, accanto a Castrocaro castello de’ fiorentini; e pochi dí poi, come ebbe inteso l’accordo fatto da Piero de’ Medici, per il quale partirono da lui le genti de’ fiorentini, si dirizzò al cammino di Roma. E nel tempo medesimo don Federigo, partito del porto di Livorno, si ritirò con l’armata verso il regno di Napoli; dove cominciavano a essere necessarie ad Alfonso per la difesa propria quelle armi le quali aveva mandate con tanta speranza ad assaltare gli stati d’altri, procedendo non meno infelicemente in quelle parti le cose sue. Perché, non gli succedendo la oppugnazione tentata di Nettunno avea ridotto l’esercito a Terracina, e l’armata franzese, della quale erano capitani il principe di Salerno e monsignore di Serenon, si era scoperta sopra Ostia: benché, publicando di non volere offendere lo stato della Chiesa, non poneva gente in terra né faceva segno alcuno di inimicizia col pontefice, con tutto che ’l re avesse pochi dí innanzi recusato di udire Francesco Piccoluomini cardinale di Siena mandatogli legato da lui.

XV

Piú vivo sdegno de’ fiorentini contro Piero de’ Medici per i patti conclusi col re di Francia. Lodovico Sforza ottiene l’investitura di Genova. Si impedisce a Piero de’ Medici di entrare nel palazzo della signoria. Tumulto del popolo e fuga di Piero da Firenze. La precedente potenza della casa de’ Medici in Firenze. I pisani si rivendicano in libertá col consenso di Carlo VIII. Contrari consigli del cardinale di San Piero in Vincoli ai pisani.

Ma pervenuta a Firenze la notizia delle convenzioni fatte da Piero de’ Medici, con tanta diminuzione del dominio loro e con sí grave e ignominiosa ferita della republica, si concitò in tutta la cittá ardentissima indegnazione; commovendogli oltre a tanta perdita l’avere Piero, con esempio nuovo né mai usato da’ suoi maggiori, alienato, senza consiglio de’ cittadini, senza