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condotta nel pontefice, che ne lo ricercava, si riducesse; ma Fabrizio, il quale aveva continuato negli stipendi di Alfonso, vedendo lo sdegno del papa e del re contro a Prospero, faceva difficoltá di andare col duca di Calavria in Romagna se prima con qualche modo conveniente non si stabilivano e assicuravano le cose di Prospero e di tutta la famiglia de’ Colonnesi. Questo era il colore delle loro difficoltá, ma in segreto, amendue tirati dall’amicizia che avevano grande con Ascanio, il quale, partitosi pochi dí innanzi di Roma per sospetto del papa, si era ridotto nelle loro terre, e da speranza di maggiori premi, e molto piú per dispiacere che ’l primo luogo con Alfonso e piú ampia partecipazione delle sue prosperitá fusse di Verginio Orsino, capo della fazione avversa, si erano condotti agli stipendi del re di Francia: il che per tenere occulto, insino a tanto giudicassino di potere sicuramente dichiararsi soldati suoi, simulando desiderio di convenire col pontefice e con Alfonso, i quali faceano instanza che Prospero, pigliando la medesima condotta da loro, perché altrimenti non potevano essere sicuri di lui, lasciasse i soldi del duca di Milano, trattavano continuamente con loro, ma per non conchiudere movevano ora una ora un’altra difficoltá nelle condizioni che erano proposte. Nella quale pratica era tra Alessandro e Alfonso diversitá di volontá: perché Alessandro, desideroso di spogliargli delle castella le quali in terra di Roma possedevano, aveva cara l’occasione di assaltargli; e Alfonso, non avendo altro fine che di assicurarsi, non inclinava alla guerra se non per ultimo rimedio, ma non ardiva di opporsi alla sua cupiditá. Però deliberorno di costrignergli con l’armi, e si stabilí con che forze e con che ordine; ma fatta prima esperienza se fra pochi dí si potessino comporre le cose loro.